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Fusione Iride-Enìa: via libera dall’Antitrust

Avrà oltre 1,7 milioni di clienti serviti nel settore energetico e oltre 2,4 milioni di abitanti serviti nel ciclo idrico e ambientale
Via libera da parte dell’Antitrsut alla fusione tra Iride ed Enìa. Il Garante per la concorrenza e il mercato, si legge nel bollettino diffuso oggi, l’operazione non determina ”la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante sui mercati interessati, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza”.
Nasce quindi uno tra i più importanti gruppi nazionali nei settori energetico (energia elettrica e gas), dei servizi idrici e ambientali. Sarà la seconda multiutility italiana (dopo A2A e Acea) con oltre 1,7 milioni di clienti serviti nel settore energetico e oltre 2,4 milioni di abitanti serviti nel ciclo idrico e ambientale, con ricavi, consolidati pro-forma sui risultati 2008, pari a circa 3.837 milioni di euro, ebitda pari a circa 537 milioni di euro, ebit pari a circa 306 milioni di euro. L’utile netto pro-forma 2008, pari a circa 151 milioni di euro, la colloca tra le prime tre local utilities italiane.
Enìa verrà incorporata in Iride che assumerà una nuova denominazione, a seguito di un aumento di capitale, in via scindibile, per un importo massimo di 444.183.894 euro, mediante l’emissione di altrettante nuove azioni ordinarie, da riservare in via esclusiva a servizio del concambio azionario, con esclusione del diritto di opzione per gli azionisti di Iride. Il concambio è stato determinato in 4,2 azioni Iride ogni azione Enìa.
La fusione si realizza attraverso un aumento del capitale sociale di Iride in seguito al quale i soci pubblici di Enìa deterranno complessivamente circa il 24% delle azioni con diritti di voto nella società post-fusione, mentre la partecipazione di Finanziara Sviluppo Utilities (azionista di controllo di Iride e controllata pariteticamente dal Comune di Torino e dal Comune di Genova) al capitale con diritto di voto risulterà pari al 36%. La restante parte delle azioni con diritto di voto sarà detenuta da Intesa San Paolo (2,9%), Fondazione Crt (2,5%), Amber Capital (2,1%) e per il 33% circa da un azionariato diffuso.
Il sistema di amministrazione e controllo tradizionale con un consiglio di amministrazione composto da 13 membri di cui 2 rappresentanti della minoranza e la costituzione di un comitato esecutivo composto dal presidente del cda, dal vicepresidente del cda, dall’amministratore delegato e dal direttore generale._(redazione)_

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