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Funghi nei serbatoi: il futuro dei biocarburanti

Un progetto di ricerca europeo lavora per migliorare i biocarburanti attraverso l'uso di microorganismi

(Rinnovabili.it) Un progetto europeo per migliorare l’efficienza energetica dei biocarburanti e per rendere economicamente vantaggiosa la produzione di bioetanolo dalla cellulosa del legno. Questo è il progetto Disco [Targeted DISCOvery of novel cellulases and hemicellulases and their reaction mechanism for hydrolysis of lignocellulosic biomass]: iniziato nel 2008 da un team di ricercatori provenienti dall’università e dall’industria, coordinati dal Centro di ricerca tecnologico finlandese VTT, che ha ricevuto dall’Ue un budget di quasi 3 milioni d’euro. “Stiamo osservando la natura per trovare risposte al problema di produrre efficacemente biocarburanti di prossima generazione da fonti rinnovabili, da abbondanti materiali di scarto prodotti da agricoltura e industria – ha spiegato Kristina Kruus del VTT – la risposta potrebbe letteralmente trovarsi per terra, in un microorganismo ancora sconosciuto”. Il progetto si inserisce nel settimo programma quadro Ue per la ricerca di nuovi modi di convertire materiali rinnovabili in biocarburanti. Già un anno fa all’interno del sesto programma quadro, che aveva avuto un finanziamento di 9,5 milioni di euro, i ricercatori hanno capito l’importanza de _Postia placenta_: un fungo capace di degradare la cellulosa delle piante. Agendo sulla lignocellulosa: cellulosa per circa 45% , emicellulosa per il 30% e lignina per il restante 25%. Uno scheletro fatto di cellulosa e lignine che tiene salda una pianta, utilissima in natura ma che rende problematico il processo di trasformazione in biocarburante. Il procedimento divide la pianta dagli zuccheri, che fermenteranno in etanolo. Ma questi zuccheri sono legati saldamente all’interno del complesso della lignocellulosa, che rende l’estrazione difficoltosa, rappresentando un inconveniente, con forti costi, per l’industria. Questo era il punto della ricerca nel 2009. Oggi i ricercatori del progetto Disco, stanno sperimentando la produzione di bioetanolo da diverse fonti: come la crusca di scarto della molitura, la paglia del grano prodotta dall’agricoltura o i trucioli di abete rosso dall’industria della carta. Lavorando a sviluppare nuovi strumenti che sappiano semplificare le varie procedure produttive. In particolare migliorando i ferri del mestiere come i cellulasi, enzimi prodotti da funghi e batteri che hanno una funzione catalizzatrice in alcuni legami chimici, e anche gli emicellulasici: enzimi che provocano la scissione idrolitica dell’emicellulosa. La finalità del progetto Disco è quella di trovare nuovi microorganismi in grado di attivare una fermentazione più efficiente di quella attuale, attraverso la sinergia di enzimi che lavorano assieme.