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Friends of Earth: sul clima c’è chi gioca d’azzardo

I calcoli sul cambiamento climatico mettono milioni di persone a rischio. Lo rivela il nuovo rapporto dell'Associazione aggiungendo: se il mondo avesse tagliato le emissioni del 1,5% ogni anno a partire da 15 anni fa, ora ci sarebbero buone possibilità di evitare il superamento della famosa soglia dei 2° C

(Rinnovabili.it) – “Reckless Gamblers”:https://www.foe.co.uk/resource/reports/reckless_gamblers.pdf, ovvero sconsiderati giocatori d’azzardo. Con questo tuonante titolo è stato rilasciato oggi un nuovo rapporto da parte di Amici della Terra Uk che si rivolge alla comunità politica coinvolta nella negoziazione climatica, rea di avere fino ad oggi messo in campo strategie per assicurarsi solo il 50% delle probabilità di riuscita nella stratta alla crescita della temperatura terrestre. Il documento dell’Associazione intende stimolare il dibattito su cosa costituisca o meno un rischio accettabile in tema di cambiamenti climatici, una discussione finora rimasta sostanzialmente limitati alle voci politiche. La presente relazione – spiega Kevin Anderson Direttore del Tyndall Centre per la ricerca sul Climate Change – è una lettura scomoda, ma essenziale per tutti i responsabili governativi. È un rinfrescante campanello d’allarme per tutti coloro a cui interessa il nostro futuro”. Gli impegni assunti alla Conferenza Onu di Cancùn, si legge nelle pagine del rapporto, sembrano essere pieni di scappatoie e decisamente più in linea con un aumento di 4° Celsius della temperatura globale rispetto ai 2° C formalmente concordati sul piano globale. La quantità totale di inquinamento carbonico che può essere rilasciato tra il 2010 e il 2050 per dare una buona probabilità di evitare di superare il famigerato ‘tipping point’ deve essere piccola e in rapida decrescita. Per avere una chance reale di successo che vada oltre ad un azzardo del 50%, le emissioni globali dovrebbero essere ridotte del 16% entro il 2030. Ovviamente la responsabilità andrebbe innanzitutto ai paesi ricchi afferma l’Associazione, che dovrebbero assumere il ruolo di guida nella riduzione delle loro emissioni, per primo e più velocemente. Una condivisione equa sulla base della popolazione media tra oggi e il 2050 del ‘carbon budget’ potrebbe anche significare che gli Stati Uniti si trovino a dover ridurre le proprie emissioni del 95% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e l’UE dell’80%. La Cina, invece avrebbe bisogno di raggiungere il picco delle proprie emissioni entro il 2013 e poi ridurle del 5% l’anno.

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