Il Gestore ha aggiornato la propria sezione "Fotovoltaico", pubblicando alcune precisazioni in merito alla possibilità di ottenere il riconoscimento della totale integrazione architettonica per impianti a moduli rigidi applicati con soluzioni progettuali definite “industrializzate”
(Rinnovabili.it) – Nell’aprile 2009 il Gestore dei Servizi Elettrici ha rilasciato la “Guida”:https://www.gse.it/attivita/ContoEnergiaF/PubblInf/Documents/GuidaIntegrazioneArchitettonica.pdf agli interventi validi ai fini del riconoscimento dell’integrazione architettonica del fotovoltaico, con l’obiettivo di mostrare come tale tecnologia possa entrare in perfetta simbiosi con la qualità dei panorami urbani ed extraurbani integrandosi, appunto, in maniera armonica nel costruito e rispettando gli equilibri estetici e compositivi dell’architettura.
Al fine di facilitare il processo di selezione dei progetti a cui è possibile riconoscere il premio legato all’integrazione architettonica totale, anche a seguito delle numerose richieste arrivate al Gestore in merito ad impianti a moduli rigidi con soluzioni progettuali definite “industrializzate”, l’ente ha pubblicato nella propria sezione “Fotovoltaico”, alcune precisazioni in tema.
A partire dalla definizione del termine “soluzione industrializzata”, da intendersi quando “modulo e copertura identificano un unico prodotto, non individualmente distinguibile, offerto sul mercato”.
“Nei casi in cui si utilizzino moduli fotovoltaici standard – si legge sul sito del Gse – disponibili sul mercato, che non svolgono alcuna funzione edilizia o strutturale ma sono sovrapposti a superfici di copertura già dotate di tutte le necessarie funzioni protettive (tenuta, impermeabilizzazione, isolamento, ecc.), il riconoscimento dell’integrazione architettonica è strettamente legato alla realizzazione di una superficie di rivestimento che ricopra la porzione omogenea della copertura oggetto dell’intervento”.
“Nel caso in cui i moduli fotovoltaici non coprano la totale superficie della copertura, è necessario completare l’integrazione attraverso degli elementi finti (senza celle fotovoltaiche) che rimpiazzino gli elementi fotovoltaici dove c’è ombra e da parti di chiusura che permettano di raccordare gli spazi tra i moduli fotovoltaici e gli elementi di rivestimento tradizionali, i bordi laterali, le gronde e il colmo”.