Realizzare circuiti fotovoltaici organici direttamente su substrati comuni come la carta o la stoffa. La scommessa del MIT prende forma
(Rinnovabili.it) – Vedere per credere. I progressi raggiunti dal MIT in campo fotovoltaico hanno in tutto e per tutto l’aspetto di un foglio di carta appena spuntato fuori da una stampante, con una serie di rettangoli colorati impressi sopra. Eppure basta esporla a una fonte luminosa e collegarvi all’estremità un paio di fili che questa “carta” si anima. Letteralmente.
Per Karen Gleason, Michael Kasser, Miles Barr e gli altri ricercatori coinvolti nel progetto si tratta dell’ennesimo successo ottenuto nell’ambito del ‘solare stampato’: una cella ultra sottile e leggera, in grado di essere piegata come un origami ma di rimanere perfettamente funzionante.
La tecnica utilizzata per realizzare questo speciale fotovoltaico, riportata in un articolo sulla rivista _Advanced Material,_ è completamente differente dai sistemi utilizzati fino ad ora per creare maggior parte delle celle. Il nuovo processo di stampa impiega vapori, e non liquidi, e temperature inferiori ai 120 gradi Celsius. Queste condizioni per così dire “dolci” rendono possibile l’impiego di normale carta non trattata come substrato, ma anche stoffa o plastica.
Per realizzare un intero modulo sulla carta, devono essere depositati su stesso foglio cinque strati di materiale in passaggi successivi, utilizzando una maschera per formare i modelli di celle sulla superficie. L’intero processo deve avvenire in una camera a vuoto ed è essenzialmente lo stesso di quello usato per ottenere la pellicola argentea nel sacchetto di patatine fritte: un processo di deposizione a vapore che può essere effettuato a buon mercato su scala commerciale. Nel loro documento, i ricercatori del MIT descrivono anche la stampa di una cella su un foglio di plastica PET (in una versione del materiale più sottile di quella impiegata per le bottiglie) successivamente *piegato e aperto per 1.000 volte*, senza alcuna perdita significativa di prestazione. La squadra ha effettuato anche altri test, tra cui quello di resistenza al tempo e alla pressione meccanica. Le celle di prova realizzate dai ricercatori lo scorso anno ancora funzionano, dimostrando così la loro durata. Ovviamente allo stato attuale, questi dispositivi possiedono *un’efficienza di circa l’1 per cento*, ma il team è convinto di poter aumentare le prestazioni in modo significativo agendo sui materiali. Ma anche al livello attuale, spiega uno degli scienziati, “è sufficiente per alimentare un piccolo gadget elettrico”.