Potrebbe essere “l’oro degli stolti” a dare un taglio ai costi della tecnologia solare. Più propriamente detto pirite di ferro, il semiconduttore in questione è uno dei materiali studiati dai ricercatori del Lawrence Berkeley National Laboratory come alternativa al tradizionale silicio.
L’indagine, supportata dalla Environmental Protection Agency (EPA) statunitense, ha portato all’identificazione di 23 semiconduttori potenzialmente allettanti per i produttori, di cui 12 più facilmente reperibili rispetto al silicio e 9 più conveniente dal lato economico. Attualmente, l’alternativa commerciale più valida è rappresentata dai cosiddetti moduli a film sottile, di solito a base telluluro di cadmio o in CIGS. Tuttavia, i detentori sostengono che le risorse di queste materie prime non siano sufficienti a sostenere una vera e propria implementazione globale della tecnologia fotovoltaica. Daniel Kammen, professore alla Berkeley e capo del progetto di ricerca, è del parere invece che l’industria debba continuare ad esplorare approcci alternativi e pirite di ferro, solfuro di rame e ossido di rame sono in cima alla lista dei potenziali sostituti.