In un momento di crisi come quello che attraversa tutto il mondo anche in termini di occupazione, oltre due milioni di posti di lavoro in più è un altro effetto benefico delle rinnovabili
L’altro lato della medaglia. Oltre a migliorare la situazione ambientale, le fonti rinnovabili di energia stanno creando un numero sempre crescente di posti di lavoro. Secondo il CNEL, nei primi mesi di quest’anno l’occupazione è stagnante, visto che dovrebbe aumentare nel 2008 di appena lo 0,4%, mentre al Sud il CNEL prevede un calo dello 0,9%. Intanto l’Eurostat segnala che a maggio il tasso di disoccupazione europea era dell’8,8%. E nei paesi extra europei (USA compresa) la situazione non è certo migliore. A fronte di qeusta situazione i lavoratori occupati, direttamente o indirettamente, nel settore dell’energia rinnovabile sono attualmente 2,3 milioni in tutto il mondo, almeno stando alle stime di un rapporto del Worldwatch Institute di Washington. Ma si tratta di un dato per difetto, visto che le cifre fornite sono incomplete. L’eolico impiega non meno di 300.000 persone, il fotovoltaico quasi 170.000 e il solare termico dà lavoro ad almeno 624.000 persone. Biomassa e biocarburanti poi battono tutti, assicurando un milione di posti di lavoro. Secondo le stime della Global Wind Energy Outlook, l’eolico dovrebbe garantire lo scenario più avanzato, con possibilità di creare fino a 2,1 milioni di posti nel 2030 e ben 2,8 nel 2050. Mentre per la Solar Generation IV, (un rapporto del 2007 dell’ Associazione dell’Industria Europea Fotovoltaica e di Greenpeace International), si prevede nel 2030, nella migliore delle ipotesi, un’occupazione per 6,3 milioni di persone.