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FIT: il Conto Energia inglese non dà garanzie alle rinnovabili

Il FoE e l'Associazione dell' Energia Rinnovabile inglese (REA), temono che la proposta del Governo britannico per l'esiguo ritorno agli investimenti destinati alle rinnovabili, sia insufficiente ad alimentare la diffusione di tecnologie per l'energia pulita.

(Rinnovabili.it) – “L’energia verde di piccoli sistemi quali pannelli solari destinati alle abitazioni e alle imprese e le comunità di turbine a vento potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel ridurre le emissioni in UK accelerando verso lo sviluppo di un’economia a basso tenore di carbonio”.
Lo ha affermato l’attivista dell’associazione Friends of the Earth (FoE), Dave Timms, in seguito ad un “comunicato”:https://www.foe.co.uk/resource/press_releases/feed_in_tariffs_30112009.html pubblicato dalla FoE in cui sono riportati alcuni dati di un sondaggio condotto dal Dipartimento dell’ Energia e dei cambiamenti climatici britannico (DECC).
Il FoE, assieme ad altre organizzazioni ed imprese che hanno diffuso le cifre (REA, il TUC, il British Retail Consortium, il Co-operative Group, il Country Land and Business Association (CLA), la Federation of Small Businesses, Unison e WWF) accusa il Governo Inglese di ignorare quanto emerso dalla ricerca commissionata dal DECC.
Lo studio nello specfico, evidenzia chiaramente che se solo si aumentassero gli investimenti per le energie rinnovabili, giungendo quindi ad un 10% annuo, anzichè limitare gli incentivi al 5-8% come attualmente proposto, si raggiungerebbero ben altri risultati.
Un più decisivo contributo economico per sostenere lo sviluppo di energia pulita su piccola scala potrebbe condurre quindi verso un più rassicurante futuro per il fabbisogno energetico britannico.
La Gran Bretagna è anche in netto ritardo rispetto agli altri paesi nell’integrazione dei meccanismi del Feed in Tariff (FiT), per favorire l’adozione e la diffusione a livello nazionale delle fonti di energia rinnovabile, secondo Friends of the Earth si sta facendo ancora troppo poco perché la percentuale del FiT è troppo bassa per stimolare la diffusione di massa delle nuove tecnologie per imprese e privati.
Il Governo inglese ha messo in conto infatti che entro il 2020 solamente il 2% dell’energia elettrica del Paese provenga da fonti rinnovabili su piccola scala.
Se solo gli investimenti arrivassero al 10 per cento, si potrebbe abbassare il costo medio dell’energia elettrica.
Un ritorno agli investimenti proficuo e corposo a beneficio di aziende, comunità, privati e di tutti i nuclei familiari inglesi che abbiano intenzione di installare sistemi per la generazione di energia sostenibile, significherebbe secondo le fonti del DECC:

* Contribuire a raggiungere, entro il 2020, oltre il 6% dell’ energia prodotta da risorse rinnovabili sull’intero totale del fabbisogno elettrico inglese

* Ridurre la dipendenza del Regno Unito dai combustibili fossili e di contro aumentare la sicurezza energetica per il Paese

* Tagliare le emissioni di CO2, stimate annualmente a 9,9 milioni di tonnellate

“Una piccola aggiunta nelle bollette dell’elettricità degli inglesi vorrebbe dire – ha poi aggiunto Timms – rilanciare un regime di classe mondiale che consentirebbe a case, imprese e alle Comunità di svolgere un proprio ruolo nell’affrontare i cambiamenti climatici, aumentando la sicurezza energetica e la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro verdi”.

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