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Fiper: “Evitiamo gli errori del fotovoltaico”

Il presidente della Federazione italiana produttori di energia da fonti rinnovabili fa il punto sulle necessità del filiera legno-energia e di quella del biogas in Italia. E avverte: “La normativa nazionale è ancora troppo lacunosa”

Cresce anche nel nostro Paese l’interesse per la filiera del legno-energia e per lo sviluppo del biogas. Un’opportunità di sviluppo soprattutto per molte Regioni italiane chiamate, in questo settore, a contribuire alla creazione di una rete nazionale allargata. Abbiamo intervistato il presidente della Fiper, Walter Righini, per analizzare le buone pratiche e i futuri modelli di sviluppo di tutta la filiera e capire quali obiettivi l’Italia potrà raggiungere in questo settore entro i prossimi anni.

*_Sofia Capone_: Presidente Righini, Fiper il prossimo anno compirà dieci anni di attività. Uno degli obiettivi che vi siete da sempre prefissati è stata la promozione della produzione di energia termica ed elettrica utilizzando le fonti rinnovabili presenti sul territorio. Quali sono stati i punti di forza della vostra federazione in questi anni e quali sono, invece, le sfide che vi ponete per il futuro?*
_Walter Righini_: Siamo stati dalla nostra costituzione i portavoce dei produttori di calore da fonte rinnovabile. Nel 2001 eravamo in 6 associati, determinati e con la convinzione di far riconoscere l’importanza del kWh termico in un paese dalla visione “elettrocentrica”, qual è l’Italia. Sono stati anni di duro lavoro, nel portare avanti un’istanza di _interesse nazionale secondario_ con la forza di piccole e medie imprese energetiche che fornivano teleriscaldamento a biomassa in ambito montano. Ma non abbiamo mai perso di vista la “visione”, la necessità di definire indicazioni per la definizione di una linea politica chiara per la promozione del riscaldamento e rinfrescamento da fonti rinnovabili. In questo senso, la Direttiva 2009/28/CE ha rappresentato una rivoluzione copernicana: ha sancito pari dignità tra il kwh termico ed elettrico. Il target di produzione del 17% di energia da fonti rinnovabili, che l’Italia dovrà raggiungere entro il 2020, è di fatto calcolato sui consumi finali. Oggi rappresentiamo oltre 70 impianti di teleriscaldamento a biomassa corrispondenti a circa il 75% di quelli avviati sul territorio nazionale, mentre da settembre 2009 ci siamo aperti ai produttori di biogas agricolo. Uno dei nostri punti di forza è stato rappresentare esclusivamente i gestori delle reti di teleriscaldamento alimentate a biomassa legnosa e i produttori di biogas agricolo. Una scelta che ha senza dubbio “chiuso le porte” ad una serie di aziende di componentistica (come caldaie e moduli), di gestione rifiuti e Forsu, delle altre fonti (fotovoltaico, eolico) ma che ci ha permesso di diventare il punto di riferimento nazionale per gli usi termici da biomassa legnosa vergine. Al momento la priorità FIPER è presentare una proposta realistica e concreta da inserire nel piano di azione nazionale che l’Italia presenterà al 30 giugno 2010 in sede europea, per promuovere l’uso delle rinnovabili termiche in un approccio sistemico di filiera.

*_S.C._: Lo sviluppo locale e il rispetto dell’ambiente sono stati due principi cardine delle vostre azioni. Attualmente, secondo lei, nella filiera legno-energia e in quella del biogas quali possono essere i modelli d’eccellenza esportabili anche su scala nazionale?*
_W.R._: Diverse delegazioni provenienti dall’Europa, dagli Stati Uniti e Canada visitano ogni anno gli impianti della Fiper. Il modello si fonda sulla creazione e consolidamento di piccoli e medi impianti di teleriscaldamento (1-10 MW termici, 1-1,5 MW elettrici) che forniscono riscaldamento e acqua sanitaria attraverso reti di altissima qualità ed immettono energia elettrica in rete prodotta in co-generazione. La rete svolge un ruolo strategico; incide dal 50% al 80% del costo dell’investimento. La dimensione degli impianti è funzionale alla domanda potenziale, e alla disponibilità di materia prima (cippato) in filiera corta. (70 km dalla centrale di teleriscaldamento). Il modello si ispira alla filosofia dei “distretti industriali”; nel nostro caso l’indotto è rappresentato dalle segherie, dai consorzi forestali, dalle cooperative agricole. Insomma un progetto territoriale che coinvolge i diversi stakeholder presenti in un’economia di montagna.
In Alto Adige il modello FIPER è stato replicato sull’intera provincia: 42 gli impianti di teleriscaldamento presenti nella sola provincia autonoma di Bolzano. Opportunità di sviluppo interessanti per le minireti di teleriscaldamento a biomassa sono riscontrabili lungo l’arco appenninico e alpino. Anche l’Abruzzo, sta valutando per la ricostruzione di avviare minicentrali di teleriscaldamento nella provincia di L’Aquila. Nel nuovo scenario in cui le Regioni agiranno in seguito alla definizione dei Burden sharing, il forte radicamento territoriale rappresenta un vantaggio competitivo che Fiper può e deve giocare per promuovere un modello energetico sostenibile di lungo periodo. Per quello che riguarda la filiera del biogas bisogna definire un nuovo modello societario e di gestione di impianto a biogas, rispetto ai grandi allevamenti di suini e bovini presenti nella pianura padana lombarda, emiliana, veneta. Laddove la proprietà è frazionata, costituire società a progetto che riuniscano i diversi allevatori e agricoltori per il conferimento della biomassa di origine animale e vegetale in un unico impianto a biogas costituisce un’innovazione di processo importante.

*_S.C._: Quali sono, invece, a suo avviso le istanze e i nodi critici avanzati dai vostri associati su cui è necessario lavorare da subito? E quali sono gli strumenti normativi da adottare con più urgenza per potenziare lo sviluppo del vostro comparto?*
_W.R._: Il primo nodo critico è rappresentato senza dubbio dalla normativa nazionale molto lacunosa, frammentata, continuamente modificata, che non consente una programmazione imprenditoriale corretta degli interventi per l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Di fatto le vere fonti rinnovabili non sono incentivate o lo sono in maniera distorta. Tra le urgenze: definire gli incentivi sul comparto termico da rinnovabili legati all’efficienza produttiva. In relazione alla biomassa legnosa è importante identificare criteri di efficienza e rendimento condivisi per la produzione di energia. Oggi il rendimento del calore e/o dell’elettricità prodotta dalla biomassa legnosa varia dal 25% al 90%.
Da circa 5 anni gli operatori attendono l’emanazione del Decreto sulla co-generazione ad alto rendimento in riferimento all’applicazione della direttiva. A riguardo, Fiper concorda con il legislatore francese, che riconosce l’incentivo pubblico per la produzione di energia elettrica in co-generazione con un livello minimo di efficienza del 50%.
Per quel che riguarda il comparto del biogas tra le urgenze da affrontare: l’impiego a fini agronomici dei sotto prodotti della filiera (digestato e ceneri), il riconoscimento degli incentivi della legge n.99 per gli impianti antecedenti al 1° gennaio 2008, oltre alla pubblicazione delle schede di calcolo del risparmio per l’ottenimento dei Titoli di Efficienza Energetica, e una regolamentazione chiara e precisa sul biometano. Pensiamo, inoltre, di individuare una struttura che si occupi del monitoraggio, della qualificazione e della regolazione della produzione e dell’uso del calore come priorità per lo sviluppo organico del comparto. Completerebbe il quadro la messa a punto di una banca dati nazionale che fornisca indicazioni dell’energia termica prodotta ripartita secondo le diverse tipologie di biomassa e di tecnologia utilizzata rappresenta il primo passo per definire l’incidenza dell’energia prodotta in termini di impatto ambientale.

*_S.C._: Presidente Righini, lei concorda con quanto ha dichiarato qualche settimana fa il direttore della Fire, Dario Di Santo, che ha affermato che per sviluppare adeguatamente le rinnovabili termiche in Italia gli incentivi da soli non bastano ma sono necessari un mercato e una cultura industriale?*
_W.R._: Si, bisogna pensare all’intera filiera. Fiper suggerisce una politica energetica che stimoli una progettualità di sistema con ricadute in termini di innovazione tecnologica ed organizzativa. Occorre evitare gli errori commessi per il fotovoltaico, i cui incentivi sono stati trasferiti a prodotti importati dall’estero. La priorità è strutturare e organizzare filiere industriali italiane a energia rinnovabile, a partire dall’industria meccanica che offre già innovazioni tecnologiche ad alta efficienza energetica. Sulla gestione e manutenzione degli impianti di teleriscaldamento, invece, è necessario investire in formazione e specializzazione destinata agli imprenditori, agli operatori tecnici e alle maestranze. Inoltre diviene sempre più strategica la presenza di ESCO di qualità, capaci intervenire in situazioni di emergenza, nella qualifica dei progetti e nel servizio post-contatore. Alla cultura industriale si affianca la promozione della “cultura forestale”, fiore all’occhiello dei territori montani del nostro Bel Paese. Fiper suggerisce la definizione e messa a punto di un piano di azione per la manutenzione e gestione forestale, che permetta di consolidare la filiera legno-energia e di salvaguardare la funzione idrogeologica e di protezione ambientale che i boschi svolgono sul territorio montano e appenninico. Completano il quadro le misure fiscali e finanziarie _ad hoc_ che favoriscano una sostenibilità di impresa di medio lungo periodo. Proponiamo, ad esempio, che le detrazioni fiscali siano vincolate alla qualità delle caldaie riguardo a efficienza ed emissioni e che i progetti di teleriscaldamento a biomassa nelle aree rurali e montane siano supportati mediante mutui di lungo periodo (15 – 20 anni). Tra le altre misure pensiamo, ad esempio, a istituire fondi di garanzia per la forestazione rapida che garantisca il reddito annuale agli agricoltori e a ridurre o eliminare l’aliquota IVA al livello EU sulle biomasse legnose per evitare attività commerciali non formalizzate e far emergere il mercato sommerso.