(Rinnovabili.it) – Secondo un “rapporto”:https://www.fao.org/docrep/012/i1219e/i1219e.pdf stilato dalla FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e l’IFAD, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, gli agricoltori delle zone semi-aride e dei paesi in via di sviluppo potrebbero trarre notevoli benefici dall’impiego della Jatropha nelle colture energetiche per la produzione di biodiesel. La Jatropha è una pianta arbustiva selvatica, appartenente alla famiglia delle Euforbiacee, in grado di crescere sui suoli degradati delle zone aride non propriamente adatti all’agricoltura convenzionale. I semi di questa pianta possono essere trasformati in biodiesel da impiegare nella fornitura energetica delle famiglie meno abbienti, sfruttando nel contempo i sottoprodotti, risultanti dal processo di sintesi, nel campo dei fertilizzante e dei mangime animali. Le maggiori piantagioni di Jatropha si trovano attualmente in Asia (760.000 ettari di terreni coltivati), Africa (con 120.000 ettari) e America Latina (con 20.000 ettari), per un totale di circa 900.000 ettari a livello globale. Una stima che il rapporto vede al rialzo entro il 2015 prevedendo il raggiungimento di 12,8 milioni di ettari. Secondo il rapporto FAO/IFAD, oltre a rappresentare un motivo di guadagno per i piccoli agricoltori, là dove la produzione alimentare non è competitiva, la Jatropha può offrire un sostanziale aiuto a quelle donne che ancora raccolgono la legna per la cottura dei cibi, andando ad alleviare la pressione sulle risorse forestali. “Le colture di Jatropha potrebbero fornire un alto rendimento ed essere produttive nelle zone a bassa piovosità – si legge nel rapporto FAO/IFAD – inoltre i suoi derivati possono eventualmente essere utili fertilizzanti, mangimi per il bestiame, essere impiegati come materia prima per la produzione di biogas, mentre l’olio può essere destinato ad altri mercati: produzione di sapone, pesticidi e medicinali, oltre che contribuire a invertire il degrado del territorio”. Nel documento viene inoltre menzionata la necessità di migliorarne i sistemi di coltivazione a causa della tossicità delle sementi, invitando ad intensificare la ricerca in merito.