Con i dati e la nuova mappa si potranno localizzare le regioni dove l’immagazzinamento di carbonio da parte del terreno è maggiore o dove il potenziale dei suoli ora degradati potrebbero immagazzinarne altri miliardi di tonnellate. Ad oggi, secondo la FAO, le informazioni sulla natura del suolo sono state insufficienti, se non addirittura assenti, “fattore che ha determinato un’incertezza nel prevedere le potenzialità o i limiti, della produzione agricola e la capacità del suolo di agire da serbatoio”. L’organizzazione osserva che “c’è un crescente interesse ad incrementare l’assorbimento di carbonio da parte del suolo”, per far fronte al “climate change”. “Il suolo può infatti essere fonte o serbatoio di gas serra, a seconda di come viene gestito” spiegano alla FAO. “Le proprietà chimiche e fisiche del suolo forniscono anche informazioni specifiche su come il suolo possa servire da filtro per i rifiuti, ospitare organismi ed agire da serbatoio – ha detto Alexander Muller, vice direttore generale della FAO – Maggiori informazioni riusciamo ad avere sulle proprietà del suolo, meglio possiamo valutarne le qualità e le potenzialità per la produzione alimentare”.