Uno studio di Ernst & Young evidenzia il rallentamento subito dal settore dei biocarburanti, a livello mondiale. E l'Italia scende al decimo posto per investimenti nel settore
Prezzi dei feedstock (tecnica esclusiva delle materie plastiche che non richiede la cernita dei rifiuti misti) in ascesa e capacità produttiva in rapida espansione: sono queste le cause del rallentamento della crescita registrato nel corso del terzo trimestre 2007 dal settore mondiale dei biocarburanti. Ad evidenziarlo è lo studio “Biofuels Country Attractiveness Indices” di Ernst & Young. L’aggiornamento dei dati presentato mostra come, a dispetto i livelli record raggiunti dal petrolio, con il conseguente potenziale di rafforzamento della domanda in tutto il settore dei bio-carburanti, il peggioramento delle condizioni globali abbia posto un freno agli investimenti. La caduta negli indici è particolarmente evidente nei mercati mainstream, quali Usa, Europa e Brasile. Jonathan Johns, responsabile della sezione Energie rinnovabili di Ernst & Young, afferma: “Le difficoltà rilevate ci inducono a prevedere un periodo di consolidamento nei mercati di Europa e Stati Uniti. Saranno i produttori a basso costo, produttori integrati che esercitano il controllo su una parte significativa della supply chain, e coloro che dispongono di un significativo sostegno finanziario a superare più facilmente questo momento”. Nella ricerca si apprende che l’Italia ha perso una posizione nella classifica degli investimenti, realizzati a livello globale nel settore dei biofuels, passando dal nono al decimo posto. “Ad una normativa italiana – afferma Daniele Agostini, senior manager di Ernst & Young – che purtroppo continua ad accumulare ritardi in fase attuativa si aggiungono le difficoltà sperimentate dal mercato tedesco che influenzano l’export italiano. Il risultato – continua Agostini – è la perdita di punti rispetto ad altri paesi come alcune delle tigri asiatiche che si vanno facendo sempre più dinamiche alla luce di vantaggi competitivi nella parte alta della filiera”. (fonte il Denaro)