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ExxonMobil “vede” il nucleare

Assistiamo a "un rinnovato interesse per l'energia nucleare nel mondo, anche nei paesi sviluppati", secondo Todd Onderdonk (Senior Energy Advisor di ExxonMobil)

Tra le attuali fonti energetiche, il nucleare è quella che fino al 2030 registrerà la massima crescita, sia a livello europeo, sia a livello mondiale. E’ una delle principali conclusioni dello studio “The Outlook for Energy – A View to 2030″, che ogni anno viene preparato da ExxonMobil e che è stato presentato ieri (3 marzo) nel convegno organizzato dal Centro Studi Americani a Roma.
Partendo dalle dinamiche economiche e dalle proiezioni demografiche in circa 100 paesi, considerando la migliore efficienza energetica dovuta agli sviluppi tecnologici e la generale tendenza verso comportamenti e stili di vita meno “energivori”, lo studio prevede un aumento della domanda mondiale di energia tra il 2005 e il 2030 del 35%. Il modello messo a punto da ExxonMobil recepisce inoltre le indicazioni di un gran numero di organizzazioni esterne, tra le quali IEA – International Energy Agency – e U.S. Department of Energy.
La produzione di energia elettrica da fonte nucleare, secondo le indicazioni dello studio, crescerà in media del 2,3% l’anno fino al 2030, mentre il contributo di gas e carbone salirebbe rispettivamente di 1,8% e 0,6%. A livello europeo, il tasso medio di crescita annua del nucleare si attesterà sull’1%, superiore allo 0,7% del gas. Risalta la diminuzione del carbone (-2,5%). Eolico, solare e biocarburanti avranno un incremento annuo del 9,3% (8,3% nell’Unione Europea).
Nonostante la crescita delle fonti rinnovabili, ExxonMobil indica un aumento del 30% delle emissioni di CO2, dovuto soprattutto alla Cina, che crescerà in media del 2,1% l’anno, a fronte della diminuzione di delle emissioni di USA e UE (-0,6%).
Mentre i consumi mondiali di energia saliranno dell’1,2% ogni anno, il PIL mondiale aumenterà del 3%. Questo dato indica, secondo ExxonMobil, una crescente efficienza nell’uso dell’energia.