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Ewea, nel prossimo decennio l’Europa deve puntare sull’off-shore

(Rinnovabili.it) – I continui disastri ecologici che si stanno verificando, tra cui le falle che attualmente disperdono nel Golfo del Messico tonnellate di greggio, hanno risvegliato nell’opinione pubblica mondiale la necessità di trovare soluzioni energetiche alternative che preservino il pianeta da calamità come questa, in grado di distruggere interi ecosistemi in pochi giorni. Lo rivela il CEO di EWEA, Christian Kjaer, facendo il punto della situazione energetica europea.
Parte del problema potrebbe essere risolto, ad esempio, sfruttando il potenziale off-shore degli oceani al posto di pozzi di trivellazione, procedendo verso il lento abbandono della dipendenza dai combustibili fossili e riducendo, allo stesso tempo, la produzione di gas serra creando posti di lavoro nei settori legati alle energie alternative.
In questo modo anche l’Europa potrebbe ridurre progressivamente l’importazione di petrolio e di altri combustibili inquinanti continuando ad accrescere il numero delle istallazioni eoliche: attualmente sono 830 gli aerogeneratori off-shore istallati e collegati alla rete, per un totale di 2.063 MW in 39 parchi eolici costruiti in nove paesi europei, mentre circa 17 impianti eolici offshore sono in costruzione nel continente per un totale di 3500 MW che andranno ad unirsi agli esistenti.
Ma i numeri crescono ancora se si considera che 52 progetti parchi eolici off-shore hanno ricevuto pieno consenso, per un totale di oltre 16.000 MW, con poco più della metà di questa capacità prevista in Germania. Grazie all’impegno e alla tenacia del settore nel 2009 si sono registrati aumenti record, il mercato è cresciuto del 54% rispetto al 2008 e nell’anno in corso si rileva una crescita ancora superiore: 75% in più rispetto all’anno precedente.
L’obiettivo EWEA consiste così nel raggiungimento dei 230 GW di energia eolica entro il 2020, di cui 40 appartenenti all’off-shore; nel 2030 invece si prevedono addirittura 150 GW di eolico in mare.
Qualora tutti i progetti in cantiere venissero realizzati il risparmio in termini di CO2 sarebbe davvero notevole: 200 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate a fronte di una produzione energetica che raggiungerà il 10% rispetto alla produzione totale europea.
E’ il momento per l’Europa di guardare al prossimo periodo come al decennio del vento, incentrato sullo sfruttamento della risorsa per la produzione di energia pulita come mezzo per la riduzione dei gas serra stimolando il settore degli investimenti e la creazione di nuove prospettive lavorative che vadano dalle mansioni tecniche a quelle imprenditoriali, creando un indotto che riesca a stimolare la competitività dell’energia generata dal vento rispetto alla tradizionale, più inquinante ma attualmente più economica.

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