La regione toscana si muove in direzione di misure a favore della sostenibilità ambientale. Importante la certificazione dei prodotti, non solo per capire da dove provengono, ma anche per conoscere la quantità di CO2 emessa per confezionarli e poterli portare sulle nostre tavole
Spiegare al consumatore attraverso un’etichetta quanta anidride carbonica è stata immessa nell’atmosfera per realizzare quello che sta per acquistare e come un prodotto incida sui delicati equilibri ambientali e climatici del pianeta. Questa è l’intenzione alla base della proposta del l’assessore della regione Toscana all’Agricoltura Susanna Cenni, lanciata nel corso dei lavori della Commissione internazionale sul futuro dell’alimentazione. Un indicazione, quindi, sui prodotti agroalimentari che certifichi, oltre le usuali informazioni su calorie e ingredienti, anche il “costo” in termini prettamente ambientali. «Scriverò al ministro De Castro- ha annunciato Cenni – perchè l’Italia si attivi al più presto in questa direzione. Attualmente i sistemi di certificazione possono indicare al massimo le caratteristiche di qualità, sostenibilità, provenienza del prodotto: far sapere al cittadino se ciò che consuma ha un effetto positivo o negativo sul clima del mondo in cui vive è un ulteriore e sempre più importante elemento di trasparenza che, tra l’altro, ci permetterà di premiare i sistemi di produzione più virtuosi». La Regione sta inoltre lavorando in direzione di quanto espresso anche nel Manifesto sul cambiamento climatico, elaborato dalla commissione internazionale in questi giorni, sostenendo sistemi localizzati di produzione di energia da biomasse legnose, che utilizzino quindi i residui dei tagli selvicolturali. (Fonte La Stampa)