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ERA: record di emissioni con il petrolio non convenzionale

L'Energy Research Architecture (ERA) presenta oggi a Bruxelles una sua ricerca in cui dimostra che l'utilizzo di petrolio "non convenzionale" porterà da qui al 2030 a livelli di inquinamento altissimo

(Rinnovabili.it) – In occasione dell’inaugurazione dell’edizione 2010 della “Settimana Ue dell’Energia Sostenibile”:https://www.rinnovabili.it/settimana-dellenergia-sostenibile-2010, si è tenuta oggi a Bruxelles una conferenza stampa a cura dell’European Biodiesel Board in cui sono stati presentati i risultati di uno studio dell’Energy Research Architecture) conclusosi alla fine del 2009.
Il tema è l’aumento della produzione del cosiddetto “petrolio non convenzionale”. Si tratta dell’estrazione di una materia con tecniche e in ambienti che richiedono procedure a volte più costose per poter raggiungere le caratteristiche del normale greggio: che sia sabbia bituminosa, o bitume, oppure catrame di scisto o anche depositi di petrolio dell’Artico.
Un esempio tipico è il giacimento scoperto in Africa dall’Eni a Tchikatanga, nell’Atlantico, a pochi chilometri dalla costa del Congo, con sabbie bituminose simili a quelle venezuelane o canadesi. La ricerca dell’Era, presentata oggi, evidenzia come stia diminuendo la produzione di petrolio convenzionale, (secondo i calcoli, dovrebbe raggiungere tra il 2007 e il 2030 un calo di oltre il 60%) e come invece sia in crescita la produzione del petrolio non convenzionale.
Il problema consiste nel fatto che, secondo i risultati dello studio, le emissioni che provengono dal petrolio non convenzionale sono più del doppio di quelle del tradizionale petrolio estratto dai pozzi. Questo significa che complessivamente il consumo di petrolio nel futuro andrà diminuendo, ma percentualmente aumenterà la quota del petrolio non convenzionale e quindi le emissioni di gas ad effetto serra cresceranno in modo consistente.