Dopo i negazionisti ora è il turno degli “anti-eolico”. Cioè coloro che per motivi più diversi si oppongono all’installazione di parchi eolici. E’ di oggi una manifestazione organizzata dalla Coldiretti cui hanno dato la loro adesione alcune associazioni tra le quali ricordiamo “Italia Nostra” e gli “Amici della Terra”.
La polemica è dura. La tecnologia eolica viene accusata di deturpare il paesaggio, di essere dannosa per alcune specie di avifauna (alcune anche in via d’estinzione) e di grave impatto ambientale.
E in effetti la Coldiretti è stata molto esplicita nella pur chilometrica titolazione del suo meeting a Roma ”La speculazione dell’eolico – Palazzinari dell’energia – Svendere il territorio e devastare il paesaggio per briciole di elettricità?”
h4{color:#D3612B;}. Le accuse dei contro-eolico
Secondo l’associazione che riunisce i coltivatori diretti l’energia eolica avrebbe già trasformato in deserto oltre diecimila chilometri quadrati, sottratto superficie alle coltivazioni e al pascolo occupandole con le aree di rispetto delle oltre 3600 torri eoliche presenti in Italia (sesta nel 2008 mondo, con 3750 MW, +35% in un anno).
Le torri eoliche, peraltro creerebbero problemi paesaggistici, ambientali ed economici che si estenderebbero nel futuro dal momento che sono stati autorizzati da altri 10.000 MW di energia eolica, più altri 42.000 MW in istruttoria.
“La crescita dell’eolico in Italia è stata certamente favorita da una forte incentivazione finanziaria con contributi pubblici che sono stati erogati in modo squilibrato rispetto alle altre forme di energia rinnovabili come ad esempio il solare e le biomasse che presentano in Italia maggiori potenzialità – sostiene la Coldiretti, secondo la quale – dai dati della Commissione europea che ha posto a confronto le rendite dell’eolico nei diversi paesi europei emerge che il livello della rendita dei produttori è massimo per l’Italia fra tutti i paesi dell’Unione con circa 100 euro/MWh per un sito eolico di media produttività, dieci volte superiore a quella della Germania (10 euro/MWh) e cinque volte quella della Spagna (20 euro/MWh).
Questo spiega perché – a detta della Coldiretti – in Italia si è avuto uno sviluppo dell’eolico a scapito delle altre rinnovabili più adatte al nostro paese come il solare e le biomasse”.
Secondo la Coldiretti inoltre si riscontrerebbe anche una mancanza di procedure di approvazione sociale e un adeguato coinvolgimento delle comunità residenti nel territorio interessato dalla localizzazione di questi impianti, scarsa valutazione di impatto delle torri eoliche.
Richiede quindi un’analisi costi-benefici e una tutela dell’integrità territoriale e paesaggistica per le imprese agricole ed agrituristiche. Le Linee guida richieste dalla normativa di settore devono, quindi, rappresentare – è sempre la Coldiretti che parla – uno strumento fondamentale per la programmazione territoriale. In attuazione di tali linee guida, infatti, le Regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti.
Diverso l’atteggiamento della Coldiretti per gli impianti eolici di microgenerazione (potenze meno di 50KW) che, vanno diffuse e perchè favoriscono la fornitura elettrica in aree difficilmente raggiungibili dalla rete l’alimentazione di piccole reti, ma sempre con il minore impatto ambientale e paesaggistico.
h4{color:#D3612B;}. Le risposte del settore
*L’Anev*
Ovviamente l’Anev (Associazione Nazionale dell’Energia Eeolica) è rimasta esterrefatta da questa aggressione che ha il solo scopo di diffamare una tecnologia pulita quale è quella eolica, facendo una raccolta, a detta dell’Anev, di menzogne, illazioni, insulti, bugie e falsità sull’eolico.
L’associazione si interroga sul perché e vorrebbe a comprendere quale fine si persegue. L’Anev, cataloga e archivia le affermazioni come “pure invenzioni”.
Volendo comunque dare una evidenza immediata alle accuse riportate, l’Anev segnala l’affermazione secondo cui “le torri eoliche […] danneggiano in modo irreversibile il paesaggio” mentre tutti sanno che gli impianti eolici, per richiesta dell’Anev, hanno l’obbligo di ripristino totale dello stato dei luoghi al termine della vita dell’impianto nell’autorizzazione.
Secondo l’Anev il punto sembra essere che a qualcuno dispiaccia che una tecnologia non tradizionale dimostri di essere competitiva e cominci a fornire percentuali importanti di energia elettrica, senza inquinare, senza lasciare scorie, senza bisogno di infrastrutture energetiche di raffinazione, stoccaggio o trasporto, senza importazioni di carburanti fossili.
L’eolico – ribadisce l’Anev – ha fornito in Italia nel solo 2008 oltre a 6,5 miliardi di kWh (pari ai consumi domestici di oltre 7 milioni di italiani), ha evitato l’emissione di 3,5 milioni di tonnellate di CO2, evitato l’importazione di 10 milioni di barili di petrolio, dando lavoro ad oltre 18.000 persone tra occupati diretti ed indiretti.
*Aper*
L’associazione dei produttori delle energie rinnovabili, ha risposto con un secco comunicato apparso oggi su proprio sito.
“Bisognerebbe ricordare a questi signori – commenta *Roberto Longo*, presidente di Aper – che l’eolico da solo produce oltre 6 TWh di energia pulita, apporto che non si può certo definire ininfluente e che, al contrario, riveste un’importanza chiave nel raggiungimento dei livelli minimi di produzione di energia rinnovabile, per soddisfare gli obblighi recentemente imposti dalle direttive comunitarie e come già accade in altri paesi (Spagna, Germania, Danimarca,..) dove l’eolico fornisce già oggi un contributo cospicuo al mix energetico”.
Peraltro, i vantaggi stessi per l’ambiente connessi all’esistenza di questi impianti sono evidenti: l’eolico – ricorda Longo – è una modalità di produrre energia che non emette CO2 né altri agenti inquinanti né scorie e che, grazie all’osservanza di regole ben precise per il corretto inserimento degli impianti nel territorio (finalmente in via di definizione a livello nazionale proprio in queste settimane) ha un impatto tutt’altro che irreversibile sull’ambiente che arricchisce senza danneggiarne l’identità. Ricordiamo poi come il sistema di incentivazione delle rinnovabili in Italia si basi principalmente sulla remunerazione della quantità di energia effettivamente prodotta dall’impianto, secondo modalità già oggi orientate a sostenerne in maniera mirata, diversificata per fonte, efficace ed efficiente il funzionamento. Da tempo è stato superato il concetto del contributo a fondo perduto che poteva dar adito ad accuse di speculazioni e sprechi di pubbliche risorse”.
“A nostro avviso – continua quindi Longo – l’unico pericolo per il nostro paesaggio e per il nostro futuro è l’atteggiamento miope e preconcetto di quei soggetti il cui impegno è volto unicamente a creare disinformazione e comitati del no, ostacolando l’utilizzo intelligente delle nostre risorse naturali, accettato e sviluppato ovunque, ma in eterno ritardo da noi.
Solo una domanda sarebbe da fare a questi signori per evidenziare quanto strumentali e senza contenuto siano le loro affermazioni: come pensano di risolvere oggi, nel luglio 2009, ad approvazione già avvenuta del Pacchetto Energia Clima da parte dell’Unione Europea con precisi obiettivi vincolanti per tutti i Paesi al 2020, la questione della sostenibilitá della produzione di energia in Italia senza fare ricorso anche all’importante contributo della fonte eolica?.
“E’ giunto il momento che il Governo, attraverso i ministeri e le istituzioni preposte, faccia chiarezza una volta per tutte sulla priorità di politiche di sviluppo delle rinnovabili, – conclude Longo – assumendo una posizione chiara e referenziata per confutare assurde teorie che creano solo ritardi ai progetti e incertezza nello sviluppo di una industria che in altri paesi sta contribuendo alla risoluzione della crisi ambientale ed economica”.
h4{color:#D3612B;}. Gli ambientalisti
Le associazione ambientaliste tra cui *Greenpeace* o enti come l’*Ises* non hanno fatto attendere la loro risposta:
”Per il settore elettrico italiano, dire che l’eolico produca briciole di energia è del tutto sbagliato. Gli obiettivi europei al 2020 prevedono, per il settore elettrico in Italia, un incremento della produzione da fonti rinnovabili di 50-54 TWh (miliardi di kWh). Il potenziale dell’eolico al 2020, limitato dai criteri ambientali definiti da un protocollo tra produttori e associazioni ambientaliste, è di 16 GW per una produzione totale di 27 TWh. In sostanza, circa metà dell’obiettivo al 2020 si può coprire con l’eolico. Il resto può venire dal solare fotovoltaico, dall’uso sostenibile delle biomasse, dal geotermoelettrico, dall’espansione del mini-idroelettrico”.
“Nessuna fonte energetica rinnovabile da sola è decisiva – spiegano le associazioni – la strategia deve necessariamente comporre un mosaico di fonti, e l’eolico è proprio la fonte che da sola può dare le maggiori quantità di elettricità senza emissioni di CO2”.
*Giuseppe Onufrio*, _direttore di Greenpeace Italia_
”L’eolico non produce emissioni, non produce scorie e non determina modifiche irreversibili del paesaggio. Attaccare l’eolico significa di fatto attaccare gli obiettivi europei e non aver capito che il cambiamento del clima e’ l’emergenza ambientale del secolo’ – ha dichiarato – L’atteggiamento antieolico preconcetto e infondato è ambientalmente inaccettabile, mentre la casa brucia, a causa del riscaldamento globale, qualcuno anzichè portare l’acqua per spegnere il fuoco si preoccupa se qualche goccia casca sul tappeto.
*Legambiente*
“Coloro che boicottano lo sviluppo dell’eolico non fanno l’interesse del Paese nè quello dell’ambiente. Piuttosto sembrano agire per quello delle lobby del carbone e del nucleare, fonti che non aiuteranno certo l’Italia a ridurre inquinamento e CO2 e a rispettare gli impegni presi nello lotta al mutamento climatico”. Questa la replica di Legambiente alle accuse della Coldiretti e delle altre associazioni, contro il concetto che l’energia eolica rappresenti un elemento di devastazione del paesaggio nazionale.
“E’ stupefacente che, mentre in tutto il mondo ci si confronta sui cambiamenti climatici per capire le conseguenze di un aumento delle temperature dovuto alla crescita dei gas serra e si cerca di trovare un accordo internazionale che impegni i Governi a ridurre le emissioni e a condividere tecnologie e soluzioni – sottolinea la nota di Legambiente – qualcuno in Italia faccia la guerra all’eolico, praticamente la fonte che a livello mondiale è in maggiore e costante crescita (+22% di crescita annua) e che in molti Paesi europei è già un pezzo importante degli approvvigionamenti elettrici come in Danimarca ( 20), Spagna (12), Portogallo (9) e Germania (7)”. A chi sostiene che l’eolico non serve perchè produce poca energia, Legambiente ricorda che secondo l’ultimo rapporto di Terna nel mese di maggio la produzione di energia elettrica dall’eolico in Italia è aumentata del 12,3% rispetto al 2008 e che ha oramai ampiamente superato quella da geotermia.
*Gli Ecodem*
”Incredula” anche la reazione degli Ecodem che, attraverso le parole del coordinatore delle iniziative politiche dell’associazione Francesco Ferrante, giudicano ”davvero fuori luogo” l’incontro svoltosi stamane su iniziativa di Coldiretti.
”E’ falso che l’eolico sia necessariamente devastante per il nostro paesaggio. Anzi – spiegano gli Ecodem – i protocolli di intesa che le associazioni ambientaliste, quelle davvero rappresentative da Legambiente a Greenpeace, hanno siglato in questi anni con le imprese del vento sono lì a dimostrare il contrario e che cioé è possibile inserire le pale eoliche nel rispetto del paesaggio”.