Rinnovabili

Energie alternative, la Bassa punta sulle biomasse

La polemica su un possibile ritorno al nucleare che coinvolga l’area del Po invita a una riflessione sulle fonti energetiche alternative, tanto a quelle fossili (in progressivo esaurimento), quanto all’uranio. Mentre i movimenti ambientalisti della Bassa mantovana annunciano un’assemblea per questa settimana e sono pronti a lottare contro la costruzione di centrali nucleari a Viadana e San Benedetto Po, sulla riva reggiana del Po si cerca di conoscere meglio un progetto per ottenere energia dalle biomasse, progettato da Sabar tra Novellara e Guastalla.
L’IDEA. «Fin dal 1996 abbiamo cercato di valorizzare la raccolta differenziata come risorsa del territorio – spiega Mirco Marastoni, direttore dell’impresa – In quell’anno si inaugurò una centrale elettrica alimentata dal gas emesso dalle biomasse, cioè dalle foglie, dall’erba e dalle potature che vanno in decomposizione. Il biogas contiene molto metano e permette di ottenere energia elettrica normalmente utilizzabile». Via via la potenza della centrale è aumentata: oggi tre motori da 1000 kw producono 19 milioni di kw l’anno, pari al consumo di 7mila famiglie; tra pochi mesi si installerà un quarto motore, che porterà l’energia prodotta ben oltre i 20 milioni di kw annui. «L’energia è convogliata dalla centrale di Novellara alla rete Enel e da lì messa in circolo – prosegue Marastoni – Fino all’anno scorso le linee di quest’area erano sufficienti a veicolare l’elettricità prodotta, ma nell’estate 2007 abbiamo dovuto attivare una linea ad hoc, collegata con la sottostazione della zona industriale di Guastalla».
IL PROGETTO. L’aumento di produzione ha seguito di poco la crisi energetica di circa due anni fa: i costi dei combustibili fossili e i problemi di fornitura di gas russo hanno suggerito a Sabar un maggiore impegno. Il potenziamento della centrale ha anche posto le basi di un nuovo progetto che potrebbe essere attuato nei prossimi anni. «La produzione dell’energia sviluppa calore – spiega l’ingegner Marco Boselli – Finora è stato utilizzato per scaldare alcune serre, ma la maggiore potenza produce calore in eccesso. L’idea è di usarlo per seccare la biomassa, rendendola un combustibile che alimenti grandi caldaie per il teleriscaldamento». Per concretizzare tale progetto sarebbero state individuate due aree che permetterebbero l’installazione degli impianti: per Guastalla sarebbe idonea la «zona dei servizi» che servirebbe l’ospedale, le caserme, le scuole e la piscina (un’idea simile è stata formulata per Novellara). La realizzazione richiederebbe alcuni anni e comunque occorrerà uno studio di fattibilità ed il consenso dei cittadini. «Ogni fonte ha pro e contro, anche il nucleare – conclude Boselli – L’importante è riuscire a diversificare le fonti di energia per ottenere una soluzione ottimale».
Gabriele Maestri

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