Si chiama WiTricity ed è il progetto con cui il MIT intende portare sul mercato un'innovativa tecnologia per la trasmissione energetica. Nato nel 2007 può contare oggi su nuovi ed importanti risultati
La trasmissione dell’energia in modalità ‘senza fili’ non è più un’opzione fantascientifica ma una branca di ricerca attiva e, stando alle ultime notizie che arrivano dal MIT, anche particolarmente promettente.
Il principio di base risale in realtà ad oltre un secolo fa, agli studi condotti da Nikola Tesla e altri pionieri dell’energia elettrica, teorie, speculazioni e prime invenzioni in cui s’indagava la possibilità di inviare energia elettrica utilizzando campi magnetici. E proprio dal principio dell’induzione magnetica che non necessita di contatto fisico tra fonte di energia ed oggetto ripartì, nel 2006, il lavoro degli scienziati dell’Istituto del Massachussettes mediante l’avvio dell’innovativo progetto *WiTricity*, crasi dei termini inglesi wireless ed electricity.
Allora il risultato fu quello di riuscire a trasmettere tra due punti un fascio di elettricità, al pari di un’onda radio, arrivando ad accendere una lampadina da 60 Watt. Ma per le proficue menti del MIT, migliorarsi è la parola d’ordine e a tre anni dai primi successi i ricercatori hanno portato a termine un nuovo lavoro pubblicato nell’Applied Physics Letter dimostrando che l’efficienza del sistema di trasmissione dell’energia migliora notevolmente quando impiegato per caricare più dispositivi contemporaneamente.
Nell’originale proof-of-concept messo a punto nel 2007, sia il trasmettitore che il ricevitore consistevano in bobine di circa due metri e mezzo disposte a poco meno di due metri di distanza. Il nuovo sistema consta ora di un trasmettitore leggermente più grande a fronte di una riduzione delle dimensioni dei ricevitori di circa 30 cm. La struttura funziona mediante la creazione di una forte risonanza elettromagnetica tra le bobine, similmente a quanto accade ad un diapason che inizia vibrare quando esposto ad un suono della giusta frequenza, o nello stesso modo in cui un’antenna radio riesce a sintonizzarsi sulla frequenza di un’unica stazione fra tutte quelle che inviano contemporaneamente i propri segnali di radiodiffusione.
Anche se previsto dalla teoria, l’aumento di efficienza in relazione all’accensione sincrona di due dispositivi non era stato precedentemente dimostrato negli esperimenti. Una differenza che si tradurrebbe in 10 punti percentuali in più. Per il team la spiegazione è semplice: più unità rafforzano il campo elettromagnetico entrando in risonanza l’una con l’altra e determinando un miglioramento dell’efficienza della trasmissione energetica.