Nascerà a Venezia il primo impianto in Italia a produrre energia ricavata dalle alghe. A lanciare l’iniziativa è l’Autorità portuale di Venezia insieme alla società di energie alternative Enalg. Il progetto del porto della città prevede un investimento di 190-200 milioni di euro e produrrà circa 40 Mw vale a dire l’equivalente della metà dell’energia necessaria agli abitanti del centro storico di Venezia e un terzo della centrale Enel di Porto Marghera. La centrale, a emissioni zero, può essere pronta in due anni. «L’obiettivo – ha sottolineato il presidente dell’Autorità portuale di Venezia Paolo Costa – è di garantire l’autosufficienza energetica del porto e, nel prossimo futuro, di guardare alla possibilità di fornire da terra l’energia alle navi ormeggiate»
Si tratta di una potenza importante per un impianto che sfrutta le energie alternative e superiore anche al fabbisogno attuale del Porto di Venezia (7 Mw).
Non manca la voglia di crescere e guardare al futuro: «In prospettiva – ha sottolineato il presidente dell’autorità portuale Paolo Costa – vorremmo riuscire a fornire energia elettrica alle navi ormeggiate al porto dalla banchina». In questo caso il fabbisogno del porto salirebbe esponenzialmente di altri 85 Mw. Ecco perché oltre alle biomasse, il Porto sta progettando anche un parco fotovoltaico con una potenza di 32 Mw.
Una nuova società per dar vita al progetto. Per far partire il progetto della centrale ad alghe sarà costituita una newco, eNave, partecipata al 51% da Autorità Portuale e per il 49% da Enalg, società di Giancarlo Giglio e dell’ex ministro Willer Bordon, che ha la concessione in esclusiva per l’Italia a sfruttare i brevetti di Solena Group, la società che ha sviluppato la tecnologia dell’impianto ad alghe.
I tempi per la realizzazione dipenderanno molto dalle autorizzazioni, ma di per sè la centrale può essere pronta in due anni: tre mesi per la progettazione e l’acquisizione delle aree, 18 mesi per la realizzazione e tre mesi per l’avvio dell’impianto.
Emissioni zero. La centrale ad alghe, infatti, sarà ad emissioni zero. Le alghe – le stesse che si trovano in laguna – saranno coltivate in un’area ancora da individuare fra quelle dismesse a Marghera grande fra gli 8 e i 12 ettari. La biomassa prodotta sarà essiccata e lavorata. Se ne otterrà una miscela di idrogeno e monossido di carbonio che alimenterà una turbina per la produzione di energia. Il gas di scarico della turbina (Co2), infine, sarà nuovamente immesso in circolo per alimentare le alghe che se ne nutrono. «Non c’è nessuna possibile contaminazione con il territorio circostante – ha tenuto ad assicurare Yves Bannel, vicepresidente esecutivo e direttore della divisione europea di Solena Group -. Le alghe che utilizziamo sono le stesse che si trovano in laguna e il circuito dei nostri impianti è chiuso all’esterno. L’unica cosa che facciamo è aumentare la concentrazione di alghe per metro cubo di un milione di volte rispetto a quanto avviene in natura». «Le alghe – ha spiegato l’ex ministro dell’ambiente Willer Bordon – superano molte delle criticità delle energie rinnovabili attuali come l’eolico e o il fotovoltaico a cominciare dal fatto che consentono di produrre energia per 8.000 ore l’anno contro le 1.700 del solare». Se il progetto della centrale a biomasse ricavate dalle alghe funzionerà Costa è già pronto a proporre il progetto della centrale ad alghe anche a Ravenna, Trieste e Capo d’Istria, città con cui Venezia ha avviato accordi di cooperazione.