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Energia: centrale di Fiume Santo

«Per la Giornata del clima, che bella festa! E Kyoto si allontana». E’ il commento sarcastico di Legambiente al parere favorevole concesso ieri dalla Commissione Via alla trasformazione a carbone delle due sezioni a olio combustibile della centrale elettrica di Fiume Santo, in Sardegna.
«Proprio alla vigilia della Giornata internazionale del clima e mentre l’Europa si appresta a varare il suo pacchetto clima-energia, in Italia il fronte del carbone va avanti – dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – nonostante il nostro grave ritardo nella riduzione delle emissioni climalteranti e la contrarietà al carbone già espressa dai cittadini sardi. Questo combustibile è la fonte fossile a maggiore emissione specifica di CO2: se il governo non opterà per una radicale inversione di marcia, l’incongruenza di questa politica energetica rischierà di rendere ancora più onerose le multe previste dal protocollo di Kyoto».
La centrale di Fiume Santo, di proprietà di E.On, situata in località Cabu Aspru in provincia di Sassari, a pochi chilometri dal petrolchimico di Porto Torres, è costituita da quattro gruppi di generazione. Ha utilizzato come combustibili, fino alla metà del 2003, olio combustibile denso nei due primi gruppi e orimulsion nel terzo e il quarto. Questi ultimi sono stati riconvertiti a carbone nell’ottobre del 2003, disattendendo tra l’altro un referendum tenutosi a Porto Torres dove aveva vinto il no al carbone. Ai primi del 2007 l’allora proprietaria Endesa aveva ottenuto dalla Regione Sardegna il via libera per sostituire i gruppi 1 e 2 a olio – obsoleti e inquinanti – per un totale di 320 MW con un nuovo gruppo a carbone da 410 MW. Ora il via libera della Commissione di valutazione d’impatto ambientale. Attualmente vengono bruciati circa 2 milioni di tonnellate di carbone all’anno, che aumenteranno ulteriormente anche in relazione al fatto che è iniziata la costruzione del SaPeI (elettrodotto Sardegna-Italia) che permetterà l’esportazione di energia.
«La pressione sociale legata alla crisi dei settori industriali ha vinto sulle ragioni della salute e dell’ambiente. Secondo i nostri calcoli sono, però, le energie pulite l’investimento più produttivo. Legambiente stima che gli investimenti della Regione Sardegna in fonti rinnovabili si tradurranno in un notevole saldo occupazionale: oltre 300 nuovi occupati in 3 anni, a fronte di un investimento analogo a quello compiuto da E.On, che si limita invece a garantire l’occupazione esistente».