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Enea in Egitto con il progetto Desertec

Parte la collaborazione con l'Egitto per la produzione dell'energia da fotovoltaico e per la desalinizzazione dell'acqua marina

(Rinnovabili.it) – Luigi Paganetto, presidente dell’Enea, anticipa un imminente accordo con Il Cairo entro giugno per la realizzazione di un impianto pilota che, spiega, ”… ci consentirà di sperimentare il funzionamento della nostra tecnologia in un altro Paese e che, al contempo, permetterà all’Egitto di verificare quelle che sono le possibilità di cooperazione”.
Secondo alcune voci la partnership di questo progetto, chiamato “Desertec”, dovrebbe essere firmata a metà giugno.
Paganetto ha incontrato Hassan Younes, ministro egiziano per l’Elettricità e l’Energia, per valutare le potenzialità di questo impianto pilota e la possibilità che si possano realizzare altri, ”veri e propri impianti industriali, per consentire successivamente all’Egitto, insieme a noi, di offrire questa tecnologia anche a Paesi terzi”.
Il progetto Desertec, era stato approvato dall’Ue nel 2007 e ora la collaborazione dell’Enea con l’Egitto, porterà nel paese africano la tecnologia solare termodinamica sia per produrre energia, che per desalinizzare l’acqua.
Il progetto prevede la partecipazione di varie aziende operanti nel settore energetico ed enti di ricerca per dare elettricità pulita a tutti i Paesi della zona M.E.N.A. (Middle-Est and North Africa) e anche a quelli europei.
”Si tratta, però – precisa Paganetto – di un sistema ambizioso e molto costoso, in cui occorre creare molte aree in grado di produrre energia dal sole, ossia in più Paesi, legarli con una rete di interconnessione che porti energia dall’uno all’altro e creare la rete anche verso l’Europa, a cominciare dall’Italia”.
Questo modello potrebbe applicarsi anche in Marocco, con cui l’Enea è già in contatto, e forse in Tunisia. ”L’Algeria – spiega ancora Paganetto – non si è fatta ancora avanti”.
Tra le iniziative nell’area Med troviamo lo sfruttamento delle biomasse e il fotovoltaico. ”C’è una grande differenza tra la tecnologia necessaria per costruire un impianto solare termodinamico e quella necessaria alla realizzazione di un impianto nucleare, che presuppone uno stato di conoscenza – conclude Paganetto – di competenza e un sistema di sicurezza che impone una expertise molto specifica. Cosa che richiede anni. Un problema, questo, che si pone anche per l’Italia”.