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Emissioni. Il CCS fa il giro del mondo

Non convince il mondo ambientalista ma ha dalla sua gli investitori e il mondo della ricerca. E cosi il Carbon Capture and Storage continua a far stringere intese da un angolo all’altro del globo

(Rinnovabili.it) – L’ultimo accordo è quello che ha firmato oggi la giapponese Mitsubishi Heavy Industries con il governo australiano per integrare ad centrale a carbone a ciclo combinato da 530 MW con un sistema di geosequestro dei fumi di anidride carbonica, ma la tecnologia del CCS (Carbon Capture and Storage) non sembra riposare un solo giorno.
Ieri è stata la volta del memorandum di intesa tra la francese IFP (Institut français du pétrole) ed Enel per la sperimentazione di un’unità pilota nella centrale Federico II di Brindisi; il sistema si basa su un processo di cattura post-combustione, sviluppato dalla società transalpina, che impiega una tecnologia di prima generazione per il ‘lavaggio’ dei gas esausti tramite solventi chimici. I primi risultati ottenuti nell’ambito del progetto europeo Castor (Esbjerg- Danimarca), spiega IFP, hanno già dimostrato la fattibilità e l’affidabilità di questa tecnologia a livello industriale e i miglioramenti apportati recentemente per ottimizzare il processo e ridurre i costi operativi saranno testati e dimostrati proprio nell’ambito di questa nuova sperimentazione.
L’impegno Enel è quello di realizzare l’impianto pilota entro i primi mesi del 2010 affinché sia in grado di “trattare” 2,25 tonnellate l’ora di CO2.
A seguito di una valutazione preliminare, le due parti possono anche prendere in considerazione di testare i processi di seconda generazione attualmente in fase di sviluppo da IFP. Si tratta di una tecnologia, quella del CCS, che sta dunque attirando le attenzioni di molti, anche a livello di istituti di ricerca e solo per citare alcuni esempi: Alstom ha appena firmato un accordo con il gruppo petrolifero norvegese StatoilHydro per un esperimento a partire da novembre 2011 sulla centrale elettrica a gas a Mongstad (Norvegia) e il MIT (Massachusetts Institute of Technology) che ha da poco rilasciato un “rapporto”:https://web.mit.edu/newsoffice/coal-paper.pdf riportante informazioni e suggerimenti su come ridurre le emissioni di anidride carbonica negli impianti a carbone esistenti.

E tra i primi a riporre fiducia del geosequestro della CO2, ricordiamo, è stata proprio l’Unione Europea addirittura inserendo nel pacchetto “e “pacchetto clima ed energia” una direttiva che istituisce un quadro giuridico per la cattura e lo stoccaggio del carbonio come contributo alla mitigazione del cambiamento climatico; finalmente pubblicata ora gli Stati membri hanno tempo fino al 25 giugno 2011 per recepire il testo.
Si stima che, a livello UE, 7 milioni di tonnellate dii CO2 potrebbero essere sequestrate in 11 anni e fino a 160 milioni di tonnellate nel 2030, nell’ambito dell’obiettivo di un 20% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2020. Le emissioni di diossido di carbonio evitate nel 2030 rappresenterebbe circa il 15% delle riduzioni necessarie all’Unione.

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