Che la crisi economica possa favorire la riduzione dell’inquinamento? Strano pensarlo, ma di fatto è ciò che sta accadendo in Giappone che ha visto nell’ultimo anno fiscale un abbattimento delle proprie emissioni di gas serra di circa 50 milioni di tonnellate, sebbene complessivamente siano comunque aumentate del 2,3% rispetto al 2006. Lo rende noto il Ministero dell’Ambiente del Sol Levante in un rapporto preliminare nel quale si sottolinea come, se questa tendenza dovesse riconfermarsi anche nei prossimi anni, è possibile che il Giappone riscontri con il tempo progressivi e sostanziali tagli alle quote di emissioni in atmosfera di gas serra, arrivando al 2020, anno di scadenza per conformarsi al Protocollo di Kyoto, con un bilancio sicuramente più positivo rispetto a quanto lo stesso Giappone si aspettasse. A sostegno di ciò, l’amministrazione metropolitana di Tokyo sta effettuando degli studi al fine di determinare una possibile revisione delle misure ecologiche che possano stabilizzare questa tendenza, la capitale ha infatti promesso di acquistare 100 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica in eccedenza dai paesi in via di sviluppo, che notoriamente inquinano meno e già ad oggi son perfettamente in linea con le disposizioni del Protocollo di Kyoto, nell’arco di tempo dal 2008 al 2012. Il valore di queste stime, che se dovessero riconfermarsi darebbero finalmente un po’ di respiro a noi stessi e all’ambiente e indicherebbero che davvero qualcosa sta cambiando, aumenta se si pensa che solo l’anno scorso, da parte giapponese, sono finite in atmosfera 1,37 miliardi di tonnellate di CO2, quota record di emissioni che ha portato il Giappone ad aumentare dell’8,7% la quota di emissioni rispetto al 1990, quando invece, dagli accordi presi nei confronti del Protocollo rispetto allo stesso 1990 il Giappone deve tagliare del 6% le emissioni entro il 2012.