Battaglia tra le posizioni più dure dell'Europa e quelle più accomodanti statunitensi e dell'agenzia dell'Onu. Ovviamente a dar man forte a Bush e alleati ci sono le grandi compagnie aeree
C’é bisogno di «cooperazione mondiale e la ricerca di soluzioni innovatrici piuttosto che l’imposizione di questo o quel piano».
E’ quanto ha dichiarato il Dipartimento di Stato statunitense in merito alla riduzione delle emissioni degli aerei.
Contrariamnte ad altri paesi del mondo, gli Usa sostengono che «il settore dell’aviazione non rappresenta che il 3% delle emissioni globali di gas che sarebbero responsabili del riscaldamento climatico, contro il 33% della produzione di elettricità e il 21% per il settore dei trasporti in generale».
Tra il 2000 ed il 2006, con l’aumento del traffico aereo, gli Usa secondo la Faa (il controllo dell’aviazione civile), avrebbero diminuito le emissioni dei motori a reazione di molte tonnellate grazie ad una migliore gestione del traffico e a nuove tenologie.
La Ue, che avrebbe voluto imporre anche alle compagnie extraeuropee, che volano sull’Europa, i loro vincoli più severi, si é sentita rispondere dagli Usa che si tratta di un atto unilaterale che «suscita una controversia che rischia di frenare gli sforzi di cooperazione internazionale in questo campo».
L´Organizzazione dell’aviazione civile internazionale dell’Onu ha approvato il concetto di scambio di diritti di emissione, ma sotto riserva degli Stati coinvolti.
Il ministro dei trasporti Usa, Mary Peters ha dichirato al Congresso: «abbiamo la ferma intenzione di respingere senza ambiguità la proposta dell’Unione europea».
Tra Usa ed Ue, sul programma di scambi dei diritti di emissioni, le posizioni restano distanti e il governo Usa bolla come illegale ed unilaterale la decisione europea.
E Bush si affida insolitamente all’Onu per arrivare ad un accordo nell’assemblea triennale dell´Organizzazione dell’aviazione civile internazionale a settembre, affiancando il segretario generale dell’agenzia Onu, Taïeb Chérif, sul principio ogni stato dovrebbe attuare le misure che ritiene più idonee, anche in funzione dei costi. L’Ue é decisamente contraria e già che accusa l’Onu di appoggiare soluzioni troppo “tiepede” in questo settore.
Anche gli Usa puntano il dito sull’Europa accusandola di essere velleitaria, di voler dettare a tutte le nazioni le sue norme senza, in realtà, diminuire davvero le emissioni, e di non essere in grado di predisporre il “cielo unico europeo” senza frontiere che ha come obiettivo riduzioni per 4,5 miliardi di dollari e un abbattimento del 12 % delle emissioni.
Contro la Ue fanno quindi fronte compatto le più importanti compagnie aeree del mondo e gli Stati Uniti
con la motivazione di un rialzo del costo dei biglietti e delle spese in un comparto che già ha il problema della costante crescita del prezzo del combustibile e anche della sicurezza. Secondo questo fronte le proposte europee comporterebbero un onere tra i 60 e i 90 miliardi di dollari tra il 2011 e il 2022 e riducendo i profitti di 55 miliardi di dollari. (fonte Greenreport)