Esiste in Italia un potenziale di efficienza ampiamente ottenibile entro il 2020 da associazioni e industria la strada per raggiungerlo. Amici della Terra: “occorre una regia sugli incentivi e una politica energetica coerente per lo sviluppo del Paese”
E se un giorno accanto alla produzione alimentare e l’abbigliamento il ‘made in Italy’ potesse vantare anche un’altra eccellenza come quella dell’efficienza energetica? Non si tratta di un’ipotesi senza cognizione di causa ma quanto il sistema Italia potrebbe e dovrebbe ottenere nella strada verso quegli obiettivi sui cui si sta già oggi confrontando: competitività industriale, risparmio energetico, riduzione delle emissioni, nuova occupazione. A dare spazio al tema la Seconda Conferenza Nazionale sull’Efficienza Energetica “Integrare l’efficienza con le rinnovabili”, tenutasi oggi nella Capitale e organizzata dall’associazione Amici Della Terra, col patrocinio di ENEA e FIRE. La giornata è stata un confronto aperto tra quella parte del mondo industriale già impegnato nel comparto e il mondo delle associazioni partecipe con una serie di proposte ad hoc per sostenere al meglio il settore dell’efficienza energetica. Settore per il quale viene dipinto un quadro contraddittorio, se da una parte infatti come testimoniato dalla stessa Rosa Filippini, Presidente degli Amici Della Terra, esiste un enorme “patrimonio di cultura e tecnologie offerte dal nostro tessuto produttivo” fatto di circa 400.000 imprese e 3 milioni e mezzo di addetti che lavorano già oggi sui prodotti e processi ad alta efficienza energetica, si tratta purtroppo di un segmento “ancora poco valorizzato da concrete politiche di sostegno”.
“Il potenziale di risparmio energetico delle misure realizzabili entro il 2020 è di oltre 23 Mtep in termini di energia finale, di cui 10,8 Mtep per la realizzazione degli interventi del piano sull’efficienza energetica del 2007 e 12,6 Mtep per ulteriori interventi da predisporre con il nuovo Piano, così come previsto dal PAN rinnovabili. I benefici che potrebbero derivare al sistema Italia dall’effettiva attuazione di questo potenziale sono enormi”.
E le cifre riportate dall’associazione rinforzano la tesi: benefici in bolletta per oltre 25 miliardi di euro, un incremento del valore aggiunto per 116 miliardi di euro, 19,7 miliardi di risparmio nei costi ambientali, un incremento annuo del PIL dello 0,7%. Inoltre, aggiunge Andrea Molocchi, Responsabile studi di Amici della Terra, “per le detrazioni fiscali del 55% abbiamo stimato un beneficio ambientale di 800 milioni di euro per gli interventi del solo 2008 e di circa 2,5 miliardi di euro per il complesso degli interventi nel periodo 2007-2010”, mentre in relazione agli effetti ambientali del meccanismo dei certificati bianchi, abbiamo stimato 52 Milioni di tonnellate di CO2 risparmiate nel periodo 2008-2012, con un beneficio economico da quote di CO2 risparmiate compreso fra 780 e 1300 milioni di euro”.
Ma esiste una questione di fondo da risolvere prima di poter fare la conta di tutti i vantaggi che l’efficienza energetica potrebbe portare al Paese. Il sistema incentivante che copre il settore energetico nostrano va riformato e rapidamente affinché il binomio fonti rinnovabili-efficienza possa funzionare in maniera ottimale anche nei confronti dei consumatori finali.
Una criticità messa in luce anche da Alessandro Ortis, Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, secondo il quale è ora più che mai indispensabile chiarire e razionalizzare le interazioni tra le diverse forme d’incentivazione: certificati bianchi, detrazioni fiscali, conto energia, certificati verdi alle rinnovabili o alla cogenerazione e teleriscaldamento”, evitando distorsioni e sovrapposizioni dei meccanismi. In tal senso l’Aeeg ha portato sul tavolo una proposta: applicare ai feed-in-tariff dedicati alle rinnovabili meccanismi di mercato simili a quello sperimentato con i ‘certificati bianchi’ (o titoli di efficienza energetica). Gli attuali incentivi per le rinnovabili elettriche – ha tenuto a rimarcare l’organizzazione ambientalista – sono troppo elevati determinando così spazi di speculazione preoccupanti e finanziando nella maggior parte dei casi la diffusione di tecnologie estere. “La maggior parte delle tecnologie per l’efficienza sono già oggi offerte dall’industria nazionale, che potrebbe quindi avvantaggiarsi da un rilancio delle misure di sostegno, rafforzando il suo posizionamento competitivo, in Italia e all’estero”.