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Effetto serra: raffreddare il pianeta con i cereali

Uno studio britannico ha dimostrato che è possibile contrastare il surriscaldamento terrestre combinando specie vegetali a diverso valore di albedo. Le coltivazioni assumerebbero il duplice ruolo di mantenimento del fabbisogno alimentare e di termoregolatore della temperatura del pianeta

Non più solo sterminate distese di coltivazioni alimentari, ma veri e propri strumenti di regolazione della temperatura del nostro pianeta, questa è la conclusione alla quale sono giunti gli studiosi dell’Università di Bristol. La ricerca inglese ha sviluppato la tesi secondo la quale selezionare le coltivazioni in base alla loro albedo, ovvero il rapporto tra la radiazione della luce solare riflessa e quella ricevuta e quindi, in sostanza, la capacità di riflettere la radiazione solare, può contribuire a contrastare l’innalzamento della temperatura del pianeta. Questo effetto di mitigazione nei confronti del riscaldamento globale deriva dal fatto che l’energia solare ricevuta dalla vegetazione, invece di essere riflessa, viene utilizzata per dar luogo al fenomeno della fotosintesi clorofilliana, sottraendo così calore all’atmosfera circostante. Sandy Ridgwell e la sua squadra hanno elaborato un modello climatologico globale e applicato le loro ipotesi alle varietà vegetali già esistenti; dalle prime elaborazioni e positive verifiche si è ottenuto che, selezionando le varietà vegetali con maggiore albedo per coltivazioni alimentari sarebbe possibile raffreddare il pianeta di 1°C in estate in tutto il Nord America e in Europa, l’equivalente degli effetti di 195 miliardi di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera che, in termini di raffreddamento totale del globo, significa un abbassamento di circa 0,1 gradi, il 20% dell’aumento di temperatura globale totale registrato dall’inizio della rivoluzione industriale. Gli studiosi tuttavia non escludono che un maggiore raffreddamento potrebbe essere ottenuto coltivando varietà, frutto di incroci, con valore di albedo più alto. Secondo l’esperto del Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura di Bari, Domenico Ventrella, lo studio inglese ha le basi per poter contribuire alla ricerca di una valida alternativa per contrastare l’effetto serra, evidenziando il fatto che maggiore è la superficie fogliare, maggiore è l’effetto di sottrazione del calore e quindi di raffreddamento del pianeta; tuttavia sottolinea come il metodo non si possa applicare indistintamente a tutto il mondo agricolo, ma occorre adattarlo ai diversi contesti ambientali. Dal punto di vista degli autori della ricerca la proposta è semplice e soprattutto low-cost, in quanto, di fatto, non si tratta di sostituire il raccolto con diverse specie, ma basta selezionare le molteplici varietà in modo tale da non avere ripercussioni sulla sicurezza degli alimenti e sulla produttività dei raccolti.

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