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EEA: le direttive UE hanno migliorato la qualità dell’aria

L'introduzione in passato di alcune politiche europee per limitare le emissioni dei principali inquinanti atmosferici ha notevolmente migliorato la qualità dell'aria e indotto effetti sulla salute che altrimenti non si sarebbero verificati

(Rinnovabili.it) – Buone nuove per i cieli europei. Quella che i cittadini comunitari si trovano oggi a respirare è un’aria per certi versi migliore rispetto quella del 1990. Lo rivela l’European Environment Agency (EEA) in uno studio dedicato in cui analizza e quantifica gli effetti che specifiche misure politiche attuate nel settore dei trasporti e della combustione industriale hanno avuto sulla crescita degli inquinati atmosferici e sulla qualità dell’aria in Europa. Si tratta, infatti, di due ambiti che da soli rappresentano circa il 50-66% delle emissioni totali di particolato, inquinanti acidificanti e dei gas precursori dell’Ozono. Il rapporto, “Impact of selected policy measures on Europe’s air quality”:https://www.eea.europa.eu/publications/impact-of-selected-policy-measures, trae le sue conclusioni a partire dai risultati ottenuti con una serie di strumenti legislativi introdotti a livello comunitario per controllare le emissioni inquinanti, quali gli Euro-standard per le emissioni dei veicoli su strada e le direttive in materia di Prevenzione e riduzione integrata dell’Inquinamento (“Directive IPCC”:https://ec.europa.eu/environment/air/pollutants/stationary/ippc/index.htm) e sui Grandi Impianti di Combustione (“Directive LCP”:https://ec.europa.eu/environment/air/pollutants/stationary/lcp.htm).

*Trasporto su strada*
Nonostante il maggiore uso di carburante tra il 1990 e il 2005 (+26%), sono state raggiunte significative riduzioni delle emissioni grazie all’introduzione della normativa europea a partire dai primi anni 1990. Questo è particolarmente vero per il monossido di carbonio (CO) e i composti organici volatili non metanici (COVNM), in decrescita costante nel periodo di studio. Dati interessanti anche per gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato fine (PM 2,5) diminuiti rispettivamente del 40% e del 60%.

*Combustione industriale*
Il settore della combustione industriale (compresi il comparto energetico e manifatturiero) ha dimostrato un cambiamento marginale nel proprio impiego di carburante nel periodo in questione, riuscendo però a tagliare la quota complessiva di NOx e SOx. In questo caso è la riduzione delle emissioni di particolato fine ad essere più significativa soprattutto se raffrontata a quella stimata nel settore dei trasporti su strada, ed è più alta nelle principali aree industrializzate come la Germania, l’Italia di Valle del Po, Paesi Bassi e Polonia. Per quanto riguarda l’acidificazione, le politiche hanno ridotto nelle stesse zone anche la concentrazione del biossido di zolfo (SO2).

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