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Ecolamp, il futuro dell’illuminazione parte dal riciclo

Il Direttore Generale del consorzio italiano per il recupero e lo smaltimento delle apparecchiature di illuminazione fa il punto sul sistema di raccolta e di smaltimento delle lampade a basso consumo e dei dispositivi di illuminazione in Italia. Una struttura che ha già dato ottimi risultati in termini di risparmio economico e salvaguardia dell’ambiente

La sua attività cardine è raccogliere, separare e smaltire i componenti delle apparecchiature da illuminazione in Italia per dare loro una nuova vita, evitando di disperdere nell’ambiente materiali altamente inquinanti. Una finalità che Ecolamp, il consorzio che si occupa dello smaltimento di lampade a basso consumo e a risparmio energetico, porta avanti con successo da sei anni. Grazie ad un’organizzazione capillare che può contare su cassonetti di raccolta nelle isole ecologiche dei maggiori centri urbani e su servizi dedicati appositamente agli installatori. Abbiamo chiesto a Fabrizio D’Amico, Direttore Generale di Ecolamp, di raccontarci le tappe fondamentali dell’evoluzione di questo consorzio e i risultati più importanti che sono stati raggiunti, alla luce di un quadro normativo stringente e in continua evoluzione che ci poterà, in pochi anni, a dire definitivamente addio alle vecchie lampade ad incandescenza.

*_Mauro Spagnolo:_ Direttore, da quando è operativo il vostro consorzio nel nostro Paese? E’ una struttura unicamente italiana o è parte di un’organizzazione più ampia?*
*_Fabrizio D’Amico:_* Ecolamp è una struttura unicamente Italiana che è nata in Italia nel 2004 grazie all’interesse dei principali produttori di apparecchiature d’illuminazione. C’è da dire che però, più o meno negli stessi anni, le multinazionali di illuminazione che operavano nei Paesi europei chiamati ad applicare la Direttiva dell’Unione Europea sul recupero rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, hanno fondato analoghi consorzi. Quindi Ecolamp ha dei “fratelli” in Germania, Francia, nel Regno Unito e in Spagna, per esempio, ma, anche in nazioni europee più piccole come la Repubblica Ceca.

*_M.S.:_ Che tipo di rapporto ha Ecolamp con queste strutture europee? Avete previsto momenti di verifica comune o un collegamento in rete?*
*_F.D.A.:_* Ecolamp, in realtà, non ha nessun rapporto con questi consorzi dal momento che la normativa comunitaria viene recepita in maniera diversa in ogni Paese dell’Unione. In ogni nazione l’organizzazione logistica necessaria ad adempiere alla “missione” industriale di ogni consorzio, ovvero raccogliere quanto più possibile, è diversa proprio perché le previsioni normative nazionali sono differenti. Nonostante queste asimmetrie esiste un coordinamento al livello centrale, fatto dai soci fondatori, che permette a questi consorzi, almeno una volta l’anno, di ritrovarsi e fare il punto sulle rispettive esperienze, e se è il caso, varare progetti comuni su singole e specifiche tematiche.

*_M.S.:_ Ci può spiegare qual è il percorso di smaltimento e riciclo che una lampada o un’apparecchiatura d’illuminazione segue all’interno del vostro consorzio?*
*_F.D.A.:_* Noi intercettiamo l’apparecchiatura d’illuminazione con diversi canali di raccolta. Ad oggi i principali sono le isole ecologiche comunali, che noi serviamo per circa i 2/3. In Italia ci sono circa 3000 isole ecologiche comunali ed Ecolamp è presente con i suoi cassonetti in circa 2000 di queste. Possiamo anche contare su circa 6.000 cassonetti di nostra proprietà per la raccolta di lampade fluorescenti esauste, che corrispondono ad un investimento di un milione e mezzo di euro fatto ormai qualche anno fa, presenti in tutta Italia. Poi abbiamo anche un servizio di raccolta volontario che cerca di intercettare questi rifiuti non solo presso le isole ecologiche comunali ma anche presso gli installatori illuminotecnici, che sono i più grossi consumatori ad esempio di lampade fluorescenti o di tubi lineari. Questo servizio si chiama “Extra Lamp”:https://www.ecolamp.it/extralamp ed ha una struttura logistica diversa. Questo perché i consumatori domestici o le famiglie hanno accesso alle isole ecologiche, appositamente aperte per loro, mentre noi come Ecolamp con i nostri servizi andiamo direttamente a casa degli installatori che producono grosse quantità di rifiuti e ritiriamo fisicamente il pacco o più pacchi imballati con queste lampade.

*_M.S.:_ Immagino che ci siano dei centri di lavorazione di questi rifiuti dislocati su tutto il territorio nazionale. Come sono organizzati?*
*_F.D.A.:_* Il trattamento è organizzato un po’ come le isole ecologiche. Ci sono zone del Paese nel centro nord dove sono presenti più isole ecologiche e dunque più impianti di trattamento, mentre esistono altre regioni, come quelle del sud, in cui ci sono poche isole ecologiche e pochi impianti di trattamento. Ad oggi ci sono 6 o 7 impianti di trattamento funzionanti in Italia che lavorano con noi, di cui 5 su 6 sono principalmente concentrati sull’asse che va da Torino a Gorizia. Abbiamo anche un altro centro di trattamento a Roma che serve tutto il Lazio ed il centro sud.

*_M.S.:_ Quindi, ad esempio, una lampada che viene raccolta in Sicilia che percorso segue? E potenzialmente, ad oggi, il suo costo di smaltimento è più alto rispetto a quello di una lampadina raccolta al Nord?*
*_F.D.A.:_* Mediamente oggi è così ma tra un anno la situazione potrebbe cambiare perché probabilmente apriranno altri impianti di trattamento. La lampada raccolta in Sicilia viene portata ad un impianto di trattamento specifico, come ad esempio quello di Roma, o in uno aperto a Siracusa. La rete sta comunque crescendo perché la raccolta stessa sta crescendo: gli imprenditori vedono delle opportunità nell’investire somme, peraltro relativamente modeste, in impianti di trattamento dotati delle migliori tecnologie oggi disponibili.

*_M.S.:_ Una volta ritirate queste lampade cosa accade?*
*_F.D.A.:_* Può accadere che vadano direttamente ad un centro di trattamento – infatti attualmente noi lavoriamo con sei centri di trattamento – o possono subire un passaggio intermedio in un centro di stoccaggio temporaneo. Sono centri che, di solito, appartengono ai trasportatori che lavorano e sono convenzionati con noi, e mediamente sono uno per ogni regione. Quando le lampade arrivano negli impianti, i loro componenti vengono adeguatamente separati e molto spesso riciclati. Molto spesso significa che circa l’85% dei componenti in peso di una lampada possono essere trattati. Va detto che questo tipo di componenti non ha una grande resa, come, ad esempio, nel caso di componenti di frigoriferi o di altri elettrodomestici. I contenuti di una lampada hanno tendenzialmente uno scarso valore di mercato e l’unica cosa che si può fare è rimetterli quasi del tutto gratuitamente all’interno dei cicli produttivi.

*_M.S.:_ Per avere un’idea del potenziale utilizzo finale di questi componenti riciclati, vengono riutilizzati per la realizzazione di nuove lampade oppure per altri componenti?*
*_F.D.A.:_* Questi componenti riciclati non vengo riutilizzati per realizzare nuove lampade poiché la purezza del vetro è compromessa e, nel momento in cui finisce il trattamento, il vetro che otteniamo è molto degradato. Quindi si utilizzano questi componenti per realizzare bottiglie piuttosto che applicazioni per le industrie edili, come piastrelle o ceramica. Riusciamo anche ad ottenere delle piccole quantità di minerali ferrosi e non ferrosi che costituiscono circa il 10-20% del componente ricavato e che vengono riciclate nell’industria del ferro.

*_M.S.:_ Lei prima accennava al fatto che ogni Paese europeo ha una normativa differente in materia di smaltimento di rifiuti da apparecchiature d’illuminazione. Anche l’Italia si è allineata alla previsione comunitaria che prevede la graduale messa al bando delle lampade ad incandescenza a partire dallo scorso anno. Ci può spiegare di cosa si tratta e quale periodo è previsto per il loro completo divieto di vendita e produzione?*
*_F.D.A.:_* Preliminarmente devo specificare che Ecolamp non raccoglie lampade ad incandescenza ma si occupa principalmente delle lampade a risparmio energetico, ovvero quelle fluorescenti o a basso consumo. In tutti i casi il divieto di vendita e produzione delle lampade ad incandescenza è iniziato il primo settembre dell’anno scorso con il divieto per il produttore e distributore di immettere sul commercio lampade di potenza di almeno 100 W, divieto che proseguirà nei prossimi tre anni fino al 2013 con una messa fuori commercio delle lampade di potenza via via decrescente cioè 75 – 50- 25 W. L’impatto che questa progressiva messa al bando delle lampade tradizionali ha ed avrà sul nostro mondo e sul nostro comparto è notevole, dal momento che gli stessi produttori stimano che quelle lampade ad incandescenza non più utilizzate e vendute verranno presto sostituite da un numero crescente di lampade fluorescenti che giungeranno, presto o tardi, a fine vita. Quindi noi oggi raccogliamo lampade che sono state comprate e vendute mediamente 5-6 anni fa, mentre in futuro raccoglieremo più lampade che sono vendute oggi, nel pieno della fase di avvicendamento dalle vecchie lampade ad incandescenza a quelle a basso consumo. Il volume di quest’ultime, secondo le stime internazionali che abbiamo e che sono il frutto del coordinamento su scala europea dei vari consorzi, sarà quindi destinato a crescere di molto.

*_M.S.:_ Parlando di contributi, a quanto ammonta quello su una singola lampada a basso consumo? E’ una percentuale o una somma fissa?*
*_F.D.A.:_* Oggi noi applichiamo un eco-contributo di 17 centesimi su ciascun pezzo venduto. E’ una somma fissa che è comunque commisurata ai volumi e ai costi di smaltimento.

*_M.S.:_ Mi sembra di capire che alla base della vostra filosofia ci sia un principio di rispetto ambientale piuttosto che un semplice impulso economico…*
*_F.D.A.:_* Sì, noi siamo un consorzio che non ha scopi di lucro. Il nostro mandato è raccogliere le lampade usate e portarle a trattamento, smaltendole in maniera adeguata come richiesto dalle normative nazionali ed europee – le Direttive del 2002 e del 2003 e il decreto legislativo 151 del 2005 con i successivi decreti attuativi. Quindi noi diamo applicazione a questi obblighi di legge, raccogliamo e selezioniamo i rifiuti e paghiamo affinché vengano trasportati e poi trattati. Possiamo dire che siamo “intermediari” e non deteniamo il rifiuto stesso, lo cediamo. Facciamo tutto questo perché su ogni lampada il consumatore paga un eco-contributo. Quindi nel momento in cui il consumatore compra una lampada oggi, che arriverà a fine vita tra 6 anni – la durata della vita media di una lampada a basso consumo – è il consumatore stesso a finanziare la raccolta e lo smaltimento della lampada che avverrà tra 6 anni.