La realizzazione di impianti di biogas, quali strumento di integrazione nelle pratiche agricole, riscuote un crescente interesse in Valle d’Aosta e la produzione di agroenergia entra nell’agenda del Consiglio regionale che, attraverso un’attivita’ di informazione rivolta alle imprese zootecniche, intende promuovere la diffusione delle energie alternative. ”L’obiettivo – spiega Fedele Borre, presidente della commissione consiliare Assetto del Territorio – e’ sfruttare i reflui zootecnici e smaltire al tempo stesso i residui derivanti dalle attivita’ agricole”. Secondo Borre sul territorio regionale e’ possibile la progettazione di singoli impianti, al servizio di stalle con oltre cinquanta capi di bestiame, o di un’unica installazione in grado di trasformare i reflui zootecnici di piu’ aziende agricole consorziate. ”Sono al vaglio – spiega Borre – soluzioni che possano essere calate nella realta’ regionale”. Tra le ipotesi avanzate da un gruppo di esperti nella produzione di agroenergia vi e’ la costruzione di un impianto di trasformazione dei liquami animali nella piana alle porte di Aosta, dove insistono 25 aziende zootecniche che potrebbero conferire i residui al centro di raccolta. Nella pratica gli impianti a biogas, che permettono di produrre energia calorica ed elettrica in grado di soddisfare le esigenze delle aziende agricole consociate, richiedono la realizzazione di vasche di stoccaggio a chiusura stagna dove liquami e rifiuti agricoli ‘fermentando’ generano il biogas che alimenta il sistema per la produzione di energia elettrica e calorica. Il sistema di stoccaggio dei liquami aggira anche il problema dell’assenza del bestiame in stalla per i cento giorni di alpeggio estivo. Inoltre il residuo ‘secco’ viene poi utilizzato per concimare i prati. Per Borre il razionale utilizzo dei reflui zootecnici potrebbe rappresentare “una soluzione per la produzione di energia alternativa nel rispetto dell’ambiente, eliminando la presenza delle concimaie che solleva problemi di convivenza tra il mondo agricolo e quello urbano”.