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E alla fine Yvo de Boer si è dimesso

Era qualche tempo, grosso modo dal dopo-Copenhagen, che Yvo de Boer non rilasciava dichiarazioni, non diramava comunicati, non partecipava ad eventi pubblici. Insomma il suo nome era quasi sparito dalle pagine dei giornali e dei siti web.
Qualcosa dunque era nell’aria, fin dalla famosa “road-map” tracciata sotto la sua supervisione a Bali oltre due anni fa. I risultati del suo ruolo, come coordinatore Onu, Presidente dell’Unfccc, in molteplici riunioni si sono via via rivelati fallimentari fino alla conferenza di Copenhagen. Non che la colpa degli insuccessi vada ricondotta alla sua personale responsabilità. Crediamo si tratti più di un insuccesso globale dell’Onu, anche perché non è dotata dei necessari poteri e in generale di tutti i paesi membri che non gli conferiscono tali poteri (e non solo nel campo dei cambiamenti climatici).
Le sue dimissioni quindi avranno effetto a decorrere dal 1° luglio, cioè cinque mesi prima del summit a Città del Messico dei 193 paesi che dovranno riuscire a raggiungere quel risultato condiviso e vincolante che in occasione di Copenaghen hanno fallito.
De Boer ha comunicato all’Associated Press che le sue dimissioni saranno date con un anticipo tale da permettere l’insediamento del suo successore in tempo per la riunione di fine novembre in Messico.
L’ex numero uno dell’Unfccc ha tenuto a dire che l’impossibilità di arrivare ad un vero e proprio trattato di Copenaghen non ha influito sulla propria decisione di dimettersi e che addirittura aveva iniziato la ricerca di un nuovo posto di lavoro già prima del vertice.
Ora opererà come consulente per il clima e questioni di sostenibilità per la KPMG, una società globale di contabilità, associata con diverse università.
Anche se ha sostenuto che, a suo avviso, l’accordo raggiunto a Copenaghen, grazie anche alla mediazione di Obama, “è stato molto significativo”, De Boer ha però riconosciuto la frustrazione che di non aver portato a conclusione un “vero accordo”.
“Siamo stati circa un centimetro di distanza da un accordo formale. E’ stato sostanzialmente alla nostra portata – ha ricordato – ma non è successo. E so che è un peccato”.

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