(Rinnovabili.it) – Il mercato globale delle rinnovabili continua a sentire la pressione del taglio provvisorio alla spesa pubblica e sarà Ernst&Young a svelare in giornata le ultime analisi dei mercati internazionali. Sono i dati del gigante della consulenza *_Renewable Energy Country Attractiveness Indices_* ad aver confermato che gli investimenti nei settori legati alla generazione di energia da fonte alternativa hanno raggiunto nel 2010 livelli record, mai toccati prima, cresciuti di anno in anno fino ad aumentare del 30% e raggiungere *i 243 miliardi di dollari*, come confermano anche i dati della Bloomberg Energy Finance.
Tuttavia il rapporto, che ha analizzato ogni paese basandosi sulle leggi specifiche, sulle tecnologie e sulle infrastrutture ,ha trovato significative differenze da stato a stato a seconda dei supporti a disposizione dei progetti legati allo sviluppo di energia pulita. L’esempio più eclatante proposto riguarda la Cina, nazione dall’enorme potenziale energetico e polo di attrazione di numerosi finanziamenti e gli Stati Uniti, dove il comparto delle rinnovabili è cresciuto sostanzialmente da quando l’amministrazione Obama sta dando largo spazio a progetti green. Nonostante questi esempi apparentemente positivi in molti paesi la crisi economica sta rendendo necessaria la revisione dei sistemi di incentivazione e di sostegno alle nuove energie tra cui Spagna, Germania e Italia. In Francia i nuovi progetti sono stati posticipati di tre mesi e nei Paesi Bassi e in Australia sono stati rivisti i regimi di incentivazione.
Il Regno Unito, quinto nella classfica di Ernst&Young tra i paesi con il maggiore potenziale energetico sfruttabile sta al momento affrontando le difficoltà legate al riesame del feed-in-tariff.
“Mentre il governo del Regno Unito può essere lodato per aver dato inizio ad un mercato energetico che riduce i rischi per gli investitori, vi è una certa incertezza sul fatto che la proposta vada a stimolare la concorrenza e creare condizioni di parità per gli investitori”, ha detto Ben Warren, consulente energia e ambiente alla Ernst&Young. “C’è inoltre anche preoccupazione sulla possibilità che il regime proposto possa risultare troppo complesso per gli investitori”.