Rinnovabili

Dye-sensitized organiche al 7.2% di efficienza

L’economicità e la diffusione a grande scala delle tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili di energia sono due parametri che, nel campo della sostenibilità, crescono in modo proporzionale e sono destinati a diventare parole d’ordine per la svolta energetica a impatto zero del Pianeta. A questo proposito, l’inventore delle celle fotovoltaiche con tecnologia dye-sensitized, Michael Gratzel, docente di chimica al Politecnico di Losanna in Svizzera, sta elaborando un nuovo metodo per rendere la sua creazione ancora più economica sia nel processo di produzione sia nel momento della vendita all’utente finale. Prima di tutto Gratzel ed altri esperti in materia come Bruce Parkinson, docente di chimica alla Colorado State University, e Gerald Meyer, docente di chimica alla Johns Hopkins University, stanno studiando solventi maggiormente performanti rispetto a quelli organici che rivestono la superficie esterna della cella e che, raggiunte alte temperature, tendono ad evaporare lasciando “scoperta” la cella stessa rendendola maggiormente attaccabile dagli agenti atmosferici e inducendo ad una progressiva perdita di efficienza. I ricercatori puntano quindi sull’utilizzo di liquidi ionici, elettroliti che vengono comunemente usati nei solventi industriali, molto meno volatili e più resistenti a condizioni critiche. In secondo luogo i ricercatori stanno cominciando a considerare l’impiego di molecole organiche come valida alternativa al rutenio con cui vengono prodotte le celle oggi in commercio e che, essendo il rutenio un metallo piuttosto prezioso, risultano ancora molto costose. Secondo il professor Gratzel, l’impiego delle molecole organiche non solo abbatterebbe il prezzo di mercato delle celle, ma incrementerebbe la produzione e la diffusione di questa tecnologia. Recentemente Gratzel ed i suoi colleghi hanno elaborato un prototipo di cella dye-sensitized che utilizza sia il liquido ionico sia indoline (o diidroindoli) come componente organica. Il risultato è che queste celle convertono in elettricità il 7.2% della radiazione solare captata, il miglior risultato mai ottenuto da una cella a base organica. Inoltre gli scienziati hanno trovato il modo di ridurre al minimo lo strato di biossido di titanio introducendo uno strato di separazione attraverso le indoline, incrementando il numero di “ricombinazioni” degli elettroni riducendo i tempi. Così facendo il risultato è una efficienza sempre maggiore delle celle. I ricercatori sanno bene che per essere competitive queste celle dovrebbero raggiungere efficienze del 15%, abbattendo il muro attuale dell’11% delle celle dye-sensitized in rutenio. La strada sembra essersi appianata e la ricerca, unita alla divulgazione ed alla sensibilizzazione verso un uso cosciente dell’energia, potrà condurre a risultati prima insperati. (Fonte Technology review)

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