Veicoli biposto, in grado di assemblarsi fra loro e di funzionare con l’energia solare; da prelevare, utilizzare e quindi lasciare al conducente successivo
Congestione e inquinamento (atmosferico e acustico): la mobilità urbana deve scontrarsi ancora con questi due temi, che aumentano la loro portata col progressivo espandersi dei centri abitati. “In un prossimo futuro le città sono destinate a diventare un cluster di centri nevralgici in quantità maggiore rispetto ad oggi. Gli abitanti di questa “Espansione Urbana” faranno viaggi giornalieri verso una moltitudine di destinazioni rendendo i sistemi di trasporto di massa su larga scala incapaci di rispondere efficientemente con modelli di viaggio frammentato”. Così il designer Varun Singh spiega l’ideazione di DOT (Direct On-demand Transport) il sistema di trasporto sostenibile “su richiesta”. Pensato per la Londra del 2030 DOT vuole essere una soluzione in grado di unire il divario esistente fra trasporto pubblico e privato. Si tratta di un veicolo biposto, alimentato dall’energia solare tramite dei moduli fotovoltaici integrati nel tettuccio. L’elettricità viene accumulata all’interno di batterie al litio ed il mezzo è controllato da un sistema centralizzato, in grado di guidarlo in maniera automatizzata seguendo mappe stradali tematiche. Il concept racchiude in se due strategie della mobilità sostenibile, ovvero il car sharing e il car pooling. Ogni unità è prelevabile da apposite zone di parcheggio, e, a destinazione raggiunta, potrebbe essere lasciata nell’area di sosta più vicina, pronta ad essere riutilizzata. Ma con DOT si ha inoltre la possibilità di combinare più unità insieme per ottenere un veicolo più grande ed allargare così la disponibilità del numero di passeggeri in caso di spostamenti condivisi.