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Desertificazione e siccità minacciano gli equilibri del Pianeta

(Rinnovabili.it) – Aspettando la Giornata Mondiale della Desertificazione organizzata dall’Onu, il segretario generale Ban Ki Moon ha voluto ribadire il sostegno alla lotta contro la desertificazione e il degrado del suolo, sottolineando come la siccità possa essere in futuro una delle maggiori cause di conflitto a livello globale.
Il segretario ha proseguito informando come la siccità, insieme con i fenomeni legati al cambiamento climatico e all’innalzamento della temperatura, siano attualmente la causa che sta spingendo alla migrazione migliaia di popoli e incrementando il tristemente noto fenomeno dei “profughi climatici”:https://www.rinnovabili.it/italia-a-rischio-desertificazione-e-aumentano-i-profughi-climatici-801034.
Agendo per la protezione e la riabilitazione dei terreni sfruttati si potrebbe garantire la sicurezza alimentare e accelerare i progressi verso il raggiungimento dei Millennium Development Goals (MDG) delineati nel 2000 e da raggiungere entro il 2015 sconfiggendo la povertà, la fame, l’istruzione, ottenendo la parità tra i sessi, abbattendo la mortalità infantile, l’HIV / AIDS e altre malattie procedendo all’adozione di tecniche per la protezione dell’ambiente e per lo sviluppo.
A testimonianza che molte iniziative stanno ottenendo importanti risultati contro la desertificazione l’ITKI, Istituto per le conoscenze tradizionali voluto dall’Unesco, ha comunicato la rinascita di ben 80 oasi nel Sahara algerino dove sono state recuperate le antiche falde acquifere grazie ad un finanziamento da 5 milioni di euro del governo regionale dell’Adrar; obiettivo quello di salvaguardare le gallerie sotterranee che permettono il flusso dell’acqua necessario alla sopravvivenza delle popolazioni locali. Ma la grandezza del progetto non si ferma alla restituzione della preziosa risorsa. A restaurare il reticolo di gallerie con materiale tradizionale saranno le associazioni locali, le stesse che nel futuro continueranno a mantenerle in attività. Gli interventi stanno quindi creando lavoro per gli algerini con notevoli risparmi economici e ambientali.
Le 80 _foggara_, questo il nome delle gallerie, sono destinate a servire per la coltivazione di altrettante oasi, circa un terzo di quelle esistenti nella regione. “Tra queste – spiega Pietro Laureano, presidente dell’ITKI – ci sono oasi collegate le une con le altre, disposte come un nastro verde all’interno del Sahara, ma anche oasi isolate. La più importante è situata in un’area senza centri abitati o strade per circa 150 chilometri quadrati. Gli abitanti, circa 50 famiglie, hanno rifiutato di abbandonarla per andare a vivere nella capitale della regione, così come era stato proposto loro di fare: ora il restauro della foggara permetterà il mantenimento del palmeto che dà da vivere all’intero villaggio. In quest’area, abbiamo ritrovato nel sopralluogo fatto un graffito paleolitico in cui si vede una mandria di elefanti, a ulteriore dimostrazione del fatto che il Sahara era ancora 15mila anni fa una grande area verde”.

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