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Dalle meduse l’energia per i nano-dispositivi

Utilizzando una proteina fluorescente contenuta nelle meduse un team di ricerca svedese ha prodotto energia all'interno di una minuscola pila. Per le future applicazioni si pensa già alle nanotecnologie in ambito medico

(Rinnovabili.it) – Da sempre l’uomo studia la natura, affascinato dalle sue meraviglie e attirato dai meccanismi che ne regolano i ritmi. Per questo non è raro che, sull’esempio del comportamento di fauna e flora, scienziati ed esperti cerchino di sintetizzare in laboratorio le strategie che Madre Natura utilizza da secoli. Stavolta ad essere sotto analisi è una proteina fluorescente contenuta nelle meduse che, come rivelato in uno studio condotto dall’Università svedese di Goteborg, è stata utilizzata per ricaricare delle piccole pile formate da due elettrodi di alluminio tra cui gli studiosi hanno posizionato un substrato di ossido di silicio. Versando sopra gli elettrodi gocce della green fluorescent protein (Gfp) presente nella specie “Aequorea victoria” si è notato che questa, toccando gli elettrodi, si disponeva naturalmente in filamenti tra l’anodo e il catodo e si è potuto verificare come esponendola alla luce ultravioletta, la Gfp riuscisse ad assorbire i fotoni per poi emettere degli elettroni il cui movimento all’interno del circuito è in grado di creare elettricità.
Questo tipo di celle – si legge nel documento pubblicato sulla rivista “NewScientist”: https://www.newscientist.com/article/dn19416-green-machine-squeezing-solar-juice-from-jellyfish.html- è molto più economico di quelle tradizionali perchè non richiede l’aggiunta di materiali costosi. L’applicazione pensata per tali dispositivi, suggerita da Zackary Chiragwandi, a capo del team di ricerca, potrebbe consistere nel collegamento a nano-dispositivi che spesso vengono impiantati negli organismi viventi, ad esempio per monitorarne lo stato di salute.