Approvato in questi giorni il documento "Monitoraggio dello sviluppo degli impianti di generazione distribuita per l'anno 2009" predisposto dalla Direzione Mercati dell'Autorità
(Rinnovabili.it) – E’ dal 2006 che l’Autorità per l’energia elettrica e il gas effettua annualmente un’analisi della diffusione degli impianti di generazione con una potenza nominale inferiore a 10 MVA, vale a dire quelli che costituiscono il sistema di generazione distribuita (GD). Il monitoraggio tiene conto delle implicazioni che il loro sviluppo ha in termini di diversificazione del mix energetico, sostenibilità, utilizzo delle fonti marginali e impatto sull’infrastruttura energetica nazionale. Un monitoraggio:https://www.autorita.energia.it/allegati/docs/10/223-10arges.pdf di cui l’Authority rivela in questi giorni i dati che hanno caratterizzato l’anno 2009 a partire dalla relativa produzione lorda di energia elettrica che è stata *pari a 22,9 TWh,* ossia il 7,8% dell’intera produzione elettrica nazionale. Il merito va a 74.348 impianti di GD per una *potenza efficiente lorda di circa 7,5 GW* (circa il 6,3% della potenza efficiente lorda del parco di generazione nazionale), in deciso aumento dal 2008 soprattutto grazie al potente traino del fotovoltaico. E non sorprende forse sapere che al contrario della produzione energetica nazionale dove le fonti fossili dominano incontrastate, nella generazione distribuita il 65,7% dell’energia elettrica è di matrice rinnovabile.
Cercandole le motivazioni dietro alle modalità di sviluppo della GD si scopre che la localizzazione di tali impianti rispecchia essenzialmente due fattori: per alimentare carichi elettrici per lo più in prossimità del sito di produzione e trovando nella vicinanza ai consumi la loro ragion d’essere o per sfruttare fonti energetiche primarie diffuse sul territorio e non altrimenti sfruttabili mediante i tradizionali sistemi di produzione di grande taglia.
Complessivamente si calcola che della produzione lorda della GD circa il 26,4% viene auto-consumata in loco (soprattutto nel caso di impianti alimentati da fonti non rinnovabili), il 71% immessa in rete (perlopiù cedendola direttamente al mercato) e la rimanente quota è destinata ai consumi dei servizi ausiliari.