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Dall’Artico parte l’SOS Ozono

(Rinnovabili.it) – L’assottigliamento dello strato di ozono sopra l’Artico ha raggiunto i suoi massimi storici questa primavera. Il gas presente nella stratosfera protegge la Terra dall’azione nociva dei raggi ultravioletti e ciclicamente subisce una riduzione temporanea nelle regioni polari tra inverno ed estate. La perdita subita questa volta ha tuttavia raggiunto circa il 40 per cento da dicembre alla fine di marzo – 10 punti percentuali oltre la media stagionale, il livello più basso mai raggiunto. A lanciare l’allarme sono contemporaneamente “l’Agenzia Spaziale Europea”:https://www.esa.int/ (Esa) e “l’Organizzazione Meteorologica Mondiale”:https://www.wmo.int/ delle Nazioni Unite grazie alle osservazioni effettuate da terra e dai palloni sopra la regione artica, nonché dai satelliti in orbita. La colpa sembrerebbe essere condivisa tra le sostanze chimiche lesive dell’ozonosfera e il vortice polare, venti insolitamente forti che hanno allontanato la massa atmosferica sul Polo Nord, impedendole di mischiarsi con l’aria alle medie latitudini e generando, così, temperature molto basse.
Si tratta di un serpente che si morde la coda, come spiega l’ESA, “durante il mese di marzo questa massa d’aria fredda, colpita dalla luce del sole, ha rilasciato, soprattutto nella parte più bassa della stratosfera, a circa 20 km dalla superficie, atomi di cloro e bromo, prodotti dei clorofluorocarburi (CFC), che distruggono l’ozono”. Per ritrovare temperature stratosferiche così basse nel passato si deve risalire al 1997 e gli scienziati stanno ora tentando di capire la motivazione alla base di questa rigidità e l’eventuale correlazione con il cambiamento climatico globale.
“La stratosfera artica continua ad essere vulnerabile alla distruzione dell’ozono a causa delle sostanze lesive dell’ozono legate alle attività umane”, ha affermato il segretario generale della OMM, Michel Jarraud. “Il grado di perdita ogni inverno dipende dalle condizioni meteorologiche. Per il 2011 la diminuzione dello strato comprova che dobbiamo restare vigili e seguire da vicino la situazione nella regione artica nei prossimi anni”.

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