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Dal fastfood al motore, la seconda vita dei bicchieri di caffè

(Rinnovabili.it) – Per quanti non fossero avvezzi a questo nome, Tim Hortons è l’equivalente canadese di Starbucks, catena di fast food famosa in patria al pari dello sciroppo d’acero o dell’hockey. Come ogni coffe shop che si rispetti ogni giorno i propri punti vendita di Tim Hortons generano un quantitativo sorprendente di rifiuti, soprattutto in termini di tazze _usa e getta_ per il caffè. Ed è proprio passando vicino ad un cestino colmo di bicchieri usati del fast food canadese che il microbiologo Richard Sparling ha pensato bene di utilizzare questi numerosi scarti per produrre etanolo. Il ricercatore, insieme al collega David Levin, nei laboratori dell’Università di Manitoba ha raccolto le tazze gettate nel proprio campus per sottoporle a degradazione batterica. “Vediamo una quantità immensa di bicchieri buttati via ogni giorno”, spiega Sparling. “Sapendo che non saranno destinati ad alcun tipo di riciclaggio, abbiamo pensato che avrebbero al contrario costituito un ottimo cibo per i batteri che normalmente impieghiamo per la produzione di biocarburanti o idrogeno”.
“Ciò che facciamo è utilizzare i microorganismi che possono _mangiare_ le catene di cellulosa direttamente”, rilasciando gli zuccheri semplici. La loro ricerca si concentra non solo su come il metabolismo dei batteri lavori, ma anche sulle modalità con cui i batteri dovrebbero essere nutriti”. Prima di utilizzare le tazze da caffè i ricercatori stavano lavorando con la canapa e il lino. Da quando il progetto ha preso inizio gli esperti hanno già ottenuto risultati promettenti, scoprendo di essere in grado di generare circa 1,3 litri di etanolo a partire da circa 100 tazze di Tim Hortons. Il brand, strano a dirsi, costituirebbe un aspetto importante: patriottismo o meno, gli scienziati assicurano che impiegando i bicchieri di Starbucks i risultati non siano altrettanto buoni.

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