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Dal 31/08/07 al 06/09/07

h4. Energia pura direttamente dallo spazio

_Un laser nello spazio: alternativa efficiente all’utilizzo della radiazione solare come fonte di energia alternativa_

06/09/07 – Giappone – Quando arriva sulla Terra, l’intensità della radiazione solare subisce una sensibile diminuzione ed una diffusione nell’atmosfera, dovuta all’effetto dello scattering, fenomeno di dispersione della luce ad opera del pulviscolo e dei gas che fluttuano nell’aria e contribuiscono a formare la stessa atmosfera che circonda la superficie terrestre. Al contrario, l’energia del Sole nel libero spazio attorno al nostro Pianeta, è costante in ogni direzione e non subisce alcun tipo di diminuzione. È proprio grazie a questa tesi che alcuni scienziati giapponesi stanno studiando il modo di sfruttare l’energia solare direttamente nello spazio, per mezzo di una stazione orbitante che avrebbe il compito di trasferire alla Terra, con un dispositivo laser, l’energia captata senza interferenze nello spazio. Il satellite adibito allo scopo dovrebbe essere fornito di moduli fotovoltaici e di un sistema computerizzato ed altamente efficiente per captare e trasferire la potenza accumulata. Il processo, se messo a punto con le migliori tecnologie, dovrebbe avere un’efficienza superiore al 40%, esattamente paragonabile con i migliori moduli solari fotovoltaici oggi sperimentati, ma con la differenza che non subirebbe oscillazioni e variazioni grazie alla presenza costante della fonte, ovvero della radiazione solare. Inutile dire che gli ostacoli principali sono il costo e la possibilità effettiva di “lanciare” in orbita questa tipologia di satellite. (Fonte Ecogeek)

h4. Idrogeno dall’alluminio

_Ricercatori statunitensi hanno ideato una cella a combustibile che utilizza le reazioni chimiche dell’alluminio in contatto con l’acqua per generare idrogeno_

05/09/07 – Indiana – Jerry Woodall, Professore di Ingegneria Elettrica e Informatica alla Purdue University, West Lafayette (Indiana), ha sperimentato un innovativo procedimento che permetterebbe di utilizzare alcune leghe di alluminio e gallio (lega contenente una percentuale di alluminio dell’80% circa), per generare idrogeno dall’acqua e renderlo disponibile direttamente sui veicoli con una nuova forma di cella a combustibile, eliminando in questo modo gli elementi più ingombranti e pericolosi dovuti alla necessità di immagazzinare in tutta sicurezza l’idrogeno sui veicoli d’uso comune. Il processo funziona grazie alla proprietà dell’alluminio di scindere l’acqua nelle sue componenti, formando ossido di alluminio e liberando idrogeno. La componente, seppur minima, del costosissimo gallio all’interno della soluzione chimica, ha uno scopo ben preciso: impedire che il contatto diretto con l’aria formi uno strato isolante attorno all’alluminio, neutralizzando l’effetto di generazione dell’idrogeno. Le sfere di alluminio previste all’interno di questa insolita cella a combustibile potrebbero essere disponibili in una serie di stazioni di rifornimento, che caricherebbero nel dispositivo circa 50 kg di sfere e 20 litri di acqua in due contenitori separati, per essere poi mescolate per generare ossido di alluminio e idrogeno. Il risultato sarebbe una miscela che, per durata e efficienza, potrebbe essere paragonabile a 60 kg di benzina. (Fonte Technologyreview)

h4. “Con un poco di zucchero”

_La Sony ha elaborato un nuovo modello di bio-batteria per alimentare l’i-pod: il “carburante” prescelto è lo zucchero_

04/09/07 – Kyoto – La notizia è curiosa ma assolutamente veritiera: il gigante giapponese ha sperimentato una nuova tipologia di batterie biologiche a base di zuccheri, carboidrati e amminoacidi, che dovrebbero essere in grado di generare 50mW di potenza, abbastanza da poter alimentare un lettore MP3. L’ideatore della curiosa bio-batteria è il Professor Kenji Kano dall’università di Kyoto. L’apparecchio è ancora in fase di perfezionamento, attualmente si presenta con dimensioni un po’ scomode poiché è relativamente grande e composto da moduli di forma cubica con lato di 39 mm e ci vogliono 60 secondi per avviarlo. Tecnicamente il sistema funziona in questo modo: un diaframma di cellophane divide a metà un contenitore, separando un anodo avente carica positiva da un catodo avente carica negativa. In questo caso l’anodo è costituito da un enzima che metabolizza gli zuccheri (avente come mediatore la Vitamina K3), mentre il catodo è un enzima che sintetizza l’ossigeno (mediatore: Potassium Ferricyanide). Il processo che permette la generazione di elettricità consiste nello spostamento degli ioni di idrogeno (che si formano nel momento in cui alla miscela viene addizionato lo zucchero e l’anodo scinde elettroni e ioni di idrogeno), che sono attirati verso il catodo per combinarsi con l’ossigeno per produrre acqua. Un processo tanto semplice lascia prevedere che nel prossimo futuro gli zuccheri saranno il “carburante” che darà energia alla maggior parte dei dispositivi di uso domestico. (Fonte Inhabitat)

h4. Dagli USA un frigorifero che risparmia il freddo!

_Grazie ad un nuovo “cassetto” che trattiene il freddo, la temperatura all’interno della cella rimane costante ed il risparmio di energia è assicurato_

03/09/07 – Toronto – La Randell, azienda specializzata nella costruzione di celle frigorifere, ha recentemente lanciato sul mercato, prima per installazioni commerciali e industriali, poi per l’utilizzo in elettrodomestici ad uso privato, una nuova serie di refrigeratori di cibi e bevande altamente innovativi. La serie FX di Randell prevede che i cassetti dei frigoriferi, sia di quelli utilizzati in ristoranti e ipermercati, sia di quelli introdotti nelle cucine tradizionali, siano specificatamente isolati per trattenere il freddo anche una volta aperti, grazie alla tecnologia FlexiCold. Inoltre questa nuova tecnologia applicata alla struttura del cassetto permette di raffreddare allo stesso modo tutti i cibi in esso conservati, in modo del tutto omogeneo. La temperatura rimane costante e l’energia si conserva, sia che il cassetto sia chiuso, sia che venga aperto, contribuendo alla sicurezza del cibo introdotto, che non subisce variazioni di temperatura e non viene alterato o attaccato da batteri per il ciclo di ri-cristallizzazione che normalente avviene in un congelatore tradizionale. Ma l’aspetto che ci interessa maggiormente è sicuramente quello del risparmio energetico, poiché l’energia impiegata per raffreddare i cibi viene sensibilmente ridotta a meno della metà. (Fonte Treehugger e RandellFX)

h4. Maggiore efficienza con le nanoparticelle di silicio

_Dal Canada una tecnologia che massimizza il rendimento energetico nell’ultravioletto per il fotovoltaico a nanoparticelle di silicio_

01/09/07 – Vancouver – La Octillion NanoPower Window Corporation, fondazione per l’identificazione, l’acquisizione, lo sviluppo e la commercializzazione della tecnologia d’avanguardia nel campo del solare, ha dimostrato di aver raggiunto con successo l’obiettivo di incrementare l’efficienza delle nanoparticelle di silicio applicate su supporto trasparente (vetro rigido o plastica flessibile) e per questo facilmente integrabili in edilizia sotto forma di metrature o coperture trasparenti a diverso grado di ombreggiamento. Negli esperimenti condotti si è rilevato che nelle celle solari, alla cui sommità venivano applicate nanoparticelle di silicio, si verificava un aumento della tensione, fino al 60-70%, nella gamma dell’ultravioletto, con il risultato che i raggi UV, prima considerati dannosi per le celle e causa di degrado del wafer di silicio, contribuiscono in questo caso a migliorare le prestazioni generali del sistema. Questo traguardo, come si augura anche Mr. Harmel S. Rayat, presidente della Octillion Corp., segna un punto a favore nella futura produzione di elementi integrati nell’edilizia pubblica e privata, per una diffusione sempre maggiore dell’utilizzo flessibile del fotovoltaico. Inoltre l’esperimento si è evoluto fino ad abbracciare una nuova tipologia di cella e quindi di modulo fotovoltaico, avente come supporto una pellicola di acetato trasparente flessibile, ultrasottile, sul quale vengono stese sfere di silicio da 1nm a 3nm di diametro direttamente a contatto con le celle solari in silicio policristallino convenzionali, che danno ampio spazio all’immaginazione per quanto riguarda il loro effettivo impiego nel futuro. (Fonte SolarDaily)