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Dal 14/09/07 al 20/09/07

h4. Energia dal magnesio

_Un nuovo potentissimo laser ad energia solare è stato utilizzato dai ricercatori giapponesi per la produzione di idrogeno a partire dal magnesio presente nell’acqua di mare_

20/09/07 – Tokyo – Dal Giappone arriva una nuova sfida alla produzione di energia da fonte alternativa. Si tratta di una nuova tipologia di laser super efficiente, alimentato dal sole, che dovrebbe fungere da motore per l’estrazione dell’idrogeno dall’acqua utilizzando il magnesio in essa presente in abbondanza. Un laser compatto che triplica l’efficienza della radiazione solare rispetto ai tradizionali laser a specchi, a prescindere dalla disponibilità della fonte stessa. La sfida è stata intrapresa da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Tecnologia di Tokyo, guidati da Takashi Yabe, Professore di ingegneria chimica e scienze, che conferma la possibilità concreta di utilizzare un laser molto potente capace di sfruttare il magnesio presente nell’acqua marina, in un processo in cui, a causa dell’elevato calore prodotto, viene liberata una grande quantità di calore e viene prodotto idrogeno. Lo scarto di questa reazione è ossido di magnesio, che può essere nuovamente convertito in magnesio, chiudendo il ciclo di produzione e sottolineando la natura altamente sostenibile dell’operazione. La potenza dello specchio è in larga parte dovuta all’utilizzo dei cristalli di neodimio (Nd, un metallo appartenente alle “terre rare”), che vengono verniciati con bicromato di potassio, in modo da assorbire una più ampia gamma di radiazione solare, oltre ad un obiettivo detto di Frensel, che mette a fuoco sulla lente circa l’80% della luce, contro il 10% degli specchi convenzionali. L’alta efficienza di questo laser sembra però essere l’unico punto a favore di questa tecnologia, poiché i costi si preannunciano proibitivi, mentre sono in commercio metodologie alternative e più semplici per la produzione dell’idrogeno. (Fonte TechnologyReview)

h4. Bioetanolo da microbo “vegetariano”

_Dal mondo della microbiologia arriva Q, il microbo che trasforma la cellulosa in etanolo permettendo un abbattimento dei costi di produzione del biofuel_

19/09/07 – Amherst, Massachusetts – Sembra proprio che la fantasia dei ricercatori, in una sorta di “corsa all’originalità”, si stia focalizzando verso la biologia e gli organismi viventi parassitari, per cercare una soluzione il più “verde” possibile per la produzione di energia. Arriva infatti dall’Università del Massachusetts, Dipartimento di Microbiologia, l’ennesima scoperta di un microbo, chiamato microbo Q, studiato dalla ricercatrice Susan Leschine, altamente efficiente nella conversione della cellulosa in etanolo in ambiente anaerobico, all’interno del progetto SunEthanol, che ha ricevuto finanziamenti in questo senso anche da VeraSun Energy, uno tra i maggiori produttori di carburante da fonte rinnovabile. Il microbo Q sembra essere insolitamente efficiente nella produzione di etanolo, poiché consuma una enorme quantità di biomassa, cellulosa, di preferenza la parte più dura della pianta e di solito difficilmente metabolizzata. Questa insolita caratteristica del microbo permette di ridurre del 25% i costi dovuti all’utilizzo di tecnologie meccanizzate per la “digestione” delle parti di biomassa che di solito viene pretrattata. Gli investimenti alla base di questa ricerca saranno essenziali per ottimizzare il processo di fermentazione e sviluppare questa stessa tecnologia su scala commerciale, alla luce degli enormi vantaggi che questa scoperta potrebbe produrre sul piano della riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. (Fonte EnergyDaily)

h4. La pirolisi veloce abbatte i costi del bio-diesel

_La Dynamotive ha annunciato la produzione di bio-oil su scala commerciale a partire dalla tecnologia della pirolisi veloce_

18/09/07 – Canada – La Dynamotive Energy System, compagnia energetica dislocata a Vancouver, Canada, ha annunciato il lancio su scala commerciale della prima “pianta a pirolisi veloce” nella città di Guelph, in Ontario, dopo un lungo periodo di studi e ricerche condotte da un pool di esperti della IEA (International Energy Agency’s), settore Bioenergia. Il processo della pirolisi veloce consiste nella produzione di olio pesante partendo dal riscaldamento della biomassa ad una temperatura di 450-600 °C in assenza di aria (il prodotto di questo processo viene denominato biochar). L’esperimento della Dynamotive è stato la produzione di bio-carburante a partire dai trucioli. La futuristica macchina del bio-diesel sarà costituita da otto moduli per la trasformazione di circa 66.000 tonnellate di biomassa all’anno, con una produzione di 130.000 barili di petrolio corrispondenti, e sarà situata direttamente nelle vicinanze della “fonte”, contribuendo all’abbattimento dei costi di produzione e di trasporto ed essendo direttamente collegata alle principali piazze di mercato dell’energia da fonte rinnovabile. Sono ancora sconosciute informazioni relative al costo di questo tipo di operazione, che si preannuncia vincente solo se impegnata su una vasta area di interesse costituita da una fonte di biomassa realmente consistente. (Fonte Treehugger)

h4. Etanolo dai batteri

_La bioingegneria si rivela utile allo sfruttamento delle potenzialità degli organismi viventi per la produzione di energia da fonti rinnovabili_

17/09/07 – Hawaii – Dagli studiosi di scienza marina ci arriva la notizia che le numerose colonie dei cianobatteri Trichodesmium e Synechocystis, che popolano le acque al largo degli Oceani e che contribuiscono al fissaggio dell’azoto utilizzato dal fitoplancton per completare la fotosintesi, potrebbero essere sfruttate come fonti di energia alternativa di natura biologica. Il professore di bioingegneria Pengcheng Fu, dell’Università delle Hawaii, ha infatti ideato un sistema per trasformare l’anidride carbonica in etanolo, attraverso la combinazione delle azioni dei cianobatteri e della radiazione solare. Grazie all’aiuto di questi cianobatteri che intrappolano l’etanolo, si contribuirebbe non solo ad eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera, ma soprattutto a diminuire le emissioni delle centrali alimentate da energia da fonte fossile, impedendo il rilascio di gas nocivi e ritardando quindi l’effetto del riscaldamento globale. L’esperimento del professor Fu e dei suoi colleghi dovrebbe poter diventare realtà in una macchina che sarà pronta nel giro di tre anni. (Fonte TreeHugger)

h4. Fotovoltaico super-sottile

_Dal Regno Unito ecco i materiali ad alto assorbimento della radiazione solare che entro breve potrebbero sostituire il fotovoltaico a film sottile di ultima generazione_

16/09/07 – UK – Celle fotovoltaiche ancora più sottili saranno la realtà del prossimo futuro, grazie alla tecnologia approfondita da una squadra di ricercatori dell’università di Durham, nel Regno Unito, coordinati e diretti dal Professor Ken Durone, all’interno di un progetto della durata di quattro anni per l’Engineering and Physical Sciences Research Council (EPSRC). I ricercatori hanno sviluppato alcuni materiali che sarebbero in grado di assorbire la radiazione solare, al fine di utilizzarli per la produzione di celle fotovoltaiche super sottili e flessibili. La scoperta di questi materiali è fondamentale per l’eliminazione dell’iridio e di altri materiali costosi per la produzione delle celle, e permettere il loro utilizzo su supporti di diversa natura, dai tetti degli edifici alle automobili, oltre alla possibilità di configurare e produrre moduli fotovoltaici senza limiti di forma e dimensioni, per la produzione di elettricità utilizzabile direttamente in qualsiasi condizione. Sebbene non siano noti i valori di rendimento e di efficienza, il punto di forza di questa scoperta resta senza dubbio la riduzione del costo di produzione e vendita di tali moduli, che potrebbero facilmente sostituire quelli tradizionali sia nelle applicazioni domestiche, sia in quelle industriali e della mobilità sostenibile. (Fonte DurhamUniversityNews)

h4. Un occhio ai consumi

_Dal Regno Unito un semplice dispositivo per il monitoraggio del consumo elettrico domestico_

16/09/07 – UK – Sull’onda dei dispositivi di controllo elettronico dei consumi di elettricità per l’accensione e lo spegnimento degli elettrodomestici, arriva dal Regno Unito Efergy, un piccolo dispositivo con monitor che può essere tenuto in casa e che riceve con modalità wireless le informazioni di consumo elettrico dall’impianto e dalle varie periferiche, alle quali vengono applicati dei morsetti che costituiscono l’altra parte del dispositivo e che “comunicano” con il monitor. In questo modo è possibile visualizzare la quantità di elettricità che si sta utilizzando all’interno di casa propria. Il dispositivo può ovviamente essere programmato, a seconda che si voglia tenere sotto controllo la quantità di elettricità in uscita, i consumi, la produzione di anidride carbonica (e quindi quanto stiamo inquinando) e le perdite a livello economico all’ora, in modo immediato. Anche negli Stati Uniti è in commercio un macchiraio simile, denominato TED, The Energy Detective, ovvero “l’ispettore di energia”, in cui ogni elettrodomestico è collegato alla periferica di monitoraggio tramite il collegamento diretto all’interno del pannello di controllo (quadro elettrico). (Fonte Ecogeek)

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