h4. Posate “usa e getta” alla fecola di patate
_Da oggi piatti e posate dei nostri pic-nic potrebbero trasformarsi in foraggio per il bestiame, grazie all’utilizzo della fecola di patate per la produzione di un nuovo tipo di bioplastica_
19/07/07 – Olanda – Una nuova linea di posate di plastica prodotte dall’azienda olandese De Ster usa la fecola di patate come polimero di base, sostituendo la plastica come elemento prevalente. Questo progetto è il risultato della collaborazione fra la ditta tedesca BIOTEC (materie prime) ed il fornitore olandese di utensileria di plastica usa e getta, che distribuisce i propri prodotti in tutto il mondo, la De Ster appunto. Si può dire che sia la prima volta in assoluto che la plastica derivata dalle patate viene usata in un prodotto che sostituisce la plastica convenzionale a tutti gli effetti. La fecola di patate è un biopolimero che presenta le stesse proprietà della plastica convenzionale. Nel processo di produzione il materiale può essere lavorato come fosse plastica, e sottoposto alle normali tecniche di modellazione. Questi utensili composti da materiale totalmente biodegradabile, poiché derivante da una materia prima agricola, sono completamente riutilizzabili e riciclabili sotto altre forme. E’ attualmente in fase di studio infatti una nuova generazione di biopolimeri che possono essere recuperati per costituire foraggio per il bestiame. Ma non finisce qui, perché per dare maggiore risalto all’operazione, De Ster ha sostituito gli articoli di plastica dal design standard con un prodotto ergonomico, high-tech, di alto livello di progettazione, per rendere immediatamente identificabili questi nuovi oggetti di bio-design.(Fonte EcoGeek)
h4. Pannelli solari a costo zero!
_In futuro gli impianti ad energia solare “fai-da-te” direttamente dalle stampanti inkjet di casa, grazie ad un processo economico per produrre pannelli solari_
19/07/07 – Newark, New Jersey – I ricercatori dell’Istituto di Tecnologia del New Jersey (NJIT) hanno sviluppato una cella solare economica che può essere verniciata o stampata su fogli di plastica flessibile. “Il processo è semplice”, spiega il ricercatore Somenath Mitra, professore al Dipartimento di Chimica e Scienze Ambientali al NJIT. “In futuro i privati cittadini potranno addirittura stampare autonomamente i fogli plastici di queste celle solari con semplici ed economiche stampanti domestiche a getto d’inchiostro. I consumatori potranno così posizionare il prodotto finito su una parete, su un tetto o su un tabellone pubblicitario, costruendosi vere e proprie centrali elettriche “fai-da-te”. “Sviluppare la ricerca e la produzione delle celle fotovoltaiche organiche a partire dai polimeri è relativamente poco costoso e costituisce l’alternativa più semplice al fotovoltaico convenzionale”, afferma Mitra, che prosegue: “Immaginatevi un giorno di poter guidare la vostra automobile ibrida munita di un modulo solare semplicemente verniciato sul tettuccio, che produce elettricità per alimentare il motore”. Le occasioni sono pressoché infinite e il formato di questo nuovo tipo di cella e dei pannelli varia secondo l’estensione della superficie a disposizione e il tipo di utilizzo. Le celle possono variare da 1 millimetro a diversi centimetri, inoltre i pannelli non hanno limiti di formato, visto il tipo di tecnologia utilizzata per produrli e la diversità dei supporti sui quali possono essere applicati. La cella solare sviluppata nei laboratori del NJIT utilizza un complesso sistema di nanotubi di carbonio con una configurazione molecolare cilindrica. Nonostante le dimensioni di questi nanotubi siano 50.000 volte più piccole dei capelli umani, un singolo nanotubo riesce a condurre l’energia elettrica in modo più efficiente rispetto ai fili in rame di un impianto tradizionale. Mitra, insieme al suo gruppo di ricerca, ha utilizzato i nanotubi di carbonio e li ha uniti con molecole molto più piccole di un altro composto naturale del carbonio stesso, conosciuto come fullerene, per costruire una struttura a “serpente”. Le molecole di fullerene intrappolano gli elettroni e non li fanno disperdere. La radiazione solare eccita i polimeri, provocando la cattura degli elettroni da parte dei Buckyballs (altro nome per le molecole di fullerene). I nanotubi, a questo punto, si comportano come i cavi di rame e conducono corrente elettrica. “Utilizzando questa combinazione organica della cella solare si riesce ad aumentare l’efficienza delle celle, incluse quelle adesive o plastiche”, dice Mitra. Ci si aspetta che in un prossimo futuro questo particolare modo di produrre celle fotovoltaiche economiche divenga una valida alternativa alla produzione di energia elettrica a livello domestico in tutto il mondo. (Fonte Science Daily)
h4. Turbina eolica volante
_Sembra un aquilone sospeso a mezz’aria, in realtà si tratta di una turbina eolica a quattro rotori per medie altitudini_
18/07/07 – San Diego, California – Quattro rotori ad asse verticale, posizionati alle estremità di una struttura a forma di H, bastano per far decollare da terra questo nuovo tipo di generatore volante di elettricità come se fosse un elicottero. L’altitudine alla quale viene fatto lavorare questo dispositivo oscilla tra i 15.000 e i 30.000 piedi (da 4500 a 9000 metri di quota) e l’elettricità prodotta viene trasmessa al suolo attraverso cavi di alluminio collegati alla struttura stessa dell’aquilone. La Sky WindPower, che ha ideato questo progetto, ne ha realizzato un prototipo come oggetto di studio, e spera che nel futuro sarà possibile realizzare intere fattorie volanti. Le turbine sono costruite con materiali solitamente utilizzato per gli aerei, ogni rotore ha un diametro di 130 piedi (circa 40 metri) e pesa 45.000 libbre (circa 20.000 kg). Il sistema funzionerebbe come gli elicotteri in fase di decollo, alimentato al suolo da una stazione di controllo che fungerebbe da centrale di stoccaggio dell’energia. Inoltre alcuni stabilizzatori verticali inseriti nel dispositivo inclinano la piattaforma per ottimizzare la captazione del vento in qualsiasi condizione di velocità, direzione di provenienza e intensità. La compagnia canadese Magenn Power ha già sviluppato un sistema chiamato Air Rotor System (M.A.R.S.), un generatore eolico che ruota attorno ad un asse orizzontale e produce elettricità che può essere immagazzinata in batterie o immediatamente disponibile all’utilizzo. I rotori M.A.R.S. lavorano a quote più basse rispetto allo Sky WindPower, ovvero tra i 180 e i 300 metri, e con velocità del vento tra le 4 le 60 miglia orarie. Un’altra brillante idea viene da un progetto ideato e sviluppato dal Dott. Wubbo Ockels dell’Università di Tecnologia di Delft, nei Paesi Bassi. Il progetto, denominato Laddermill, prevede una serie di cosiddetti “kitewings”, rotori collegati in serie come paracaduti ad un’altezza di 9000 metri, che generano elettricità poi convogliata a terra da un unico cavo. Le idee non mancano e la corsa all’eolico spinge le aziende ad investire sulla creatività dei ricercatori e su un livello tecnologico molto alto. L’unico problema che ancora sussiste è ovviamente quello legato ai costi ed alla commercializzazione di quei progetti che già esistono, ma che sono ancora al livello di prototipo.(Fonte Inhabitat)
h4. Marciapiedi “verdi” contro lo smog
_Nel comune di Signa (Firenze) andare a piedi d’ora in poi sarà ancora più ambientalmente sostenibile, grazie ai marciapiedi mangiasmog al biossido di titanio_
17/07/07 – Signa – Il sindaco del comune fiorentino di Signa, Florestano Bitossi, ha annunciato l’utilizzo di un materiale innovativo per migliorare la qualità dell’aria della cittadina. Si tratta di un marciapiede a base di biossido di titanio (TiO2), che promette di liberare l’aria delle città dagli agenti inquinanti prodotti principalmente dalle automobili, come il benzene e gli ossidi di azoto e zolfo. Ciò è reso possibile dalla particolare proprietà del TiO2 che, funzionando da catalizzatore, induce alcune reazioni fitochimiche che trasformano in polveri inerti gli inquinanti sopradescritti, che in questo modo perdono la loro valenza tossica e vengono dilavati dalle piogge. Le caratteristiche del biossido di titanio non diminuiscono nel tempo, poiché agisce da catalizzatore e non da reagente. Come facilmente prevedibile il marciapiede mangiasmog costerà più di quelli convenzionali, circa il 10%, ma i benefici e il ruolo ambientale rivestito ripagano in pieno l’investimento, tanto che il sindaco di Signa ha già previsto di poter utilizzare il calcestruzzo addittivato di TiO2 anche nell’edilizia, ovvero per facciate e coperture di edifici pubblici e privati. (Fonte Ecoblog)
h4. Automobili più sostenibili
_Grazie alla tecnologia di NOx Storage Reduction (NSR) la nuova marmitta catalitica promette una netta riduzione di emissione di gas nocivi dalle nostre automobili_
16/07/07 – Amsterdam, Olanda – La ricercatrice olandese Karen Scholz ha studiato le proprietà di un tipo nuovo di marmitta catalitica per le automobili, nella quale il carburante è alternativamente bruciato nel motore sia in condizioni ricche di ossigeno, sia in condizioni ricche di carburante. Ridurre l’emissione di ossido di azoto (NOx) emesso dai motori a benzina e diesel è una delle principali sfide da affrontare, coadiuvata dall’introduzione di normative nella legislazione attuale in materia ambientale, che richiede delle condizioni avanzate per ridurre le emissione di gas dannosi dalle automobili. Questi motori economici producono fumi esausti che sono particolarmente ricchi di ossigeno e quindi la marmitta catalitica convenzionale trilaterale non è conveniente per convertire gli NOx generati in azoto. La tendenza attuale è quindi aggiungere componenti specifici come il bario alla marmitta catalitica per immagazzinare gli NOx. Nei motori scoperti dalla Scholz, durante il periodo in cui nel motore si ha la condizione ricca di ossigeno, gli NOx generati sono immagazzinati nei componenti di bario. Quando questo componente si satura il catalizzatore viene rigenerato. Questo succede durante il periodo “breve” ricco di carburante, quando il gas prodotto è ricco di ossigeno. Gli NOx immagazzinati vengono rilasciati e ridotti in componenti di azoto grazie ad un metallo prezioso come il platino. La Scholz ha studiato questo meccanismo di “cattura” degli NOx per capire meglio come funziona il componente per lo stoccaggio durante i due periodi, prima quello ricco di ossigeno, poi quello ricco di carburante. Ha studiato il comportamento del catalizzatore, incluse l’analisi dell’interazione del bario nella marmitta catalitica, l’effetto della presenza di anidride carbonica e di acqua, oltre all’effetto di agenti come il monossido di carbonio, l’idrogeno e l’etilene sulla “cattura” degli NOx. La Scholz ha inoltre elaborato un modello matematico che descrive le varie reazioni chimiche che avvengono nella marmitta catalitica. Usando questo modello, un sistema di regolazione all’interno del motore dell’automobile può determinare quando viene raggiunta la capacità massima di catalizzazione dei NOx, a cui fa seguito una maggiore durata del carburante introdotto per rigenerare il catalizzatore. La ricerca ha coinvolto diversi nomi dell’industria automobilistica, meccanica e petrolifera, tra i quali Peugeot Citroen, Toyota, Ford, Shell.(Fonte Energy Daily)
h4. Nella cattura del carbonio…usiamo il cervello!
_Un neuroscienziato americano ha scoperto che un enzima del cervello umano agisce da perfetto catalita nella scissione del carbonio dai gas presenti in natura_
15/07/07 – Los Angeles – Michael Trachtenberg, neuroscienziato fondatore e direttore generale di Carbozyme Inc. (società del New Jersey), ha scoperto di poter utilizzare un enzima che si trova comunemente nel cervello umano come elemento base per una tecnologia che riuscirebbe a scindere l’anidride carbonica da diverse miscele di gas che hanno un importante ruolo ambientale ed energetico. L’enzima sarebbe presente in una membrana specificatamente adibita alla conversione dell’anidride carbonica. Il liquido presente nella membrana agisce in modo energeticamente molto efficiente nella separazione dei gas, consentendone una netta separazione dall’anidride carbonica, e assicurandone quindi la “cattura”. Ovviamente, nel dispositivo elaborato dal neuriscienziato, non vengono impiegati prodotti chimici pericolosi e si può operare a temperature e pressioni moderate. Secondo Trachtenberg, la tecnologia potrebbe essere applicata per trattare i carburanti come l’olio, il carbone ed il gas metano. Questa ricerca, singolare e senza precedenti, è stata generosamente finanziata dal Ministero Americano per l’Energia con circa 7,4 milioni di dollari, ed è risultata fondamentale per una ulteriore spinta verso lo studio e l’avvio di numerosi altri progetti, al fine di migliorare il sistema di cattura e di post-combustione del carbonio, dimostrandosi efficiente anche dal punto di vista dei costi, che sono risultati i più bassi di qualsiasi altro dispositivo simile oggi commercialmente disponibile.(Fonte TreHugger)
h4. Piante di bioetanolo
_Bioetanolo non più dallo zucchero delle piante ma direttamente dalla cellulosa permetterebbe l’utilizzo massivo di piante non commestibili_
14/07/07 – Georgia – Lo Stato della Georgia ha concesso alla Range Fuels un permesso per creare la prima pianta di etanolo cellulosica in America. L’etanolo cellulosico è l’etanolo che deriva dalla cellulosa delle piante invece che dallo zucchero. La maggior parte delle piante non ha molto zucchero, ma tutte hanno molta cellulosa. Utilizzando questo tipo di etanolo sarà possibile, invece di utilizzare raccolti di vegetali destinati alla produzione di cibo, come il granoturco e la canna da zucchero, per produrre carburante, sostituirli con qualsiasi tipo di prodotto vegetale, come l’erba falciata, le foglie o i pezzi di corteccia e di ramaglie degli alberi, gli scarti non commestibili del granoturco, ecc. Sfortunatamente ricavare etanolo dalla cellulosa è anche molto più difficile e costoso rispetto alla sua produzione dallo zucchero. Ma negli ultimi cinque anni un’intensa ricerca e un maggior investimento di capitali hanno cercato di risolvere al meglio questo problema, e ora si cominciano a vedere i primi risultati. L’etanolo ottenuto con questa modalità è altamente efficiente e ha un alto rendimento rispetto al contenuto energetico, infatti l’etanolo cellulosico può contenere fino a 16 volte più energia di quella richiesta per produrlo! Non solo, questo tipo di carburante contiene 5 volte più energia della benzina tradizionale, e l’etanolo ricavato dal granoturco contiene 1,3 volte l’energia richiesta per produrlo. I carburanti ottenuti con questa tecnologia saranno prodotti a partire da frammenti di legno, che contengono un’alto quantitativo di energia. Il progetto pilota, che sarà completato entro il 2008, sarà in grado di produrre oltre 100 milioni di galloni (circa 378 milioni di litri) di etanolo all’anno. Potrà questa tecnologia allontanare la fobia del temutissimo peak oil?(Fonte EcoGeek)
h4. Finalmente il caricabatterie fotovoltaico portatile!
_Dodici ore di esposizione alla piena luce del sole basteranno per ricaricare una batteria da 300 watt portatile inclusa nel dispositivo e pronta all’uso_
14/07/07 – U.S.A. – Fondamentalmente lo scopo di questo nuovo dispositivo è quello di rendere realmente portatili i nostri sistemi tecnologici come personal computer, telefoni cellulari, iPod, macchine fotografiche e videocamere, senza essere costretti a collegarsi alla rete elettrica e senza il peso di batterie enormi e difficilmente gestibili o con potenza troppo rispetto all’utilizzo. Il sistema è composto da una specie di stuoia munita di 0,557 metri quadrati di moduli solari fotovoltaici ed una batteria da 300 watt di potenza. Questa batteria può essere totalmente ricaricata con dodici ore di esposizione alla radiazione solare, mentre un computer portatile può in questo modo essere completamente ricaricato in sole cinque ore. L’intero dispositivo ha un costo di circa 500 dollari, anche se sia la batteria che i moduli solari possono essere acquistati separatamente. Con questo tipo di tecnologia è addirittura possibile caricare più dispositivi nello stesso tempo, aprendo il mercato ad una serie infinita di possibilità.(Fonte Gizmodo)