Dal convegno arriva il documento di proposte condivise fra i due enti con le parti interessate da presentare ai Ministri Scajola, Zaia e Prestigiacomo
(Rinnovabili.it) – Si è tenuto nella giornata inaugurale di Vegetalia il convegno “Agroenergie e territorio” focalizzato sul ruolo dei Comuni italiani nella gestione delle fonti rinnovabili di origine agricola soprattutto in funzione del Piano Nazionale. Un appuntamento organizzato da Anci e Legambiente per fare il punto, insieme alle associazioni agricole e ai Comuni intervenuti, su un panorama in continua evoluzione, soprattutto sotto l’impulso fornito dei nuovi incentivi; alla tariffa fissa omnicomprensiva di 28 cent/kWh per la produzione di energia da biomassa per tutti gli impianti al di sotto al MW va anche aggiunto il decreto ministeriale di prossima pubblicazione che riconosce un coefficiente di 1,8, per gli impianti superiori di taglia superiore a condizione che le biomasse provengano dalle cosiddette ‘filiere corte’.
“Ma in quei provvedimenti – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – ci sono anche errori che rischiano di vanificarne gli effetti positivi: negli impianti di piccola taglia l’allargamento della tariffa onnicomprensiva anche alle biomasse generiche parifica le biomasse agroforestali e i sottoprodotti agroindustriali alle frazioni organiche dei rifiuti urbani, è un errore perché non riconosce la diversa sostenibilità, economica e ambientale, d’impianti alimentati da biomasse di origine locale o provenienti da filiere corte, non premia adeguatamente l’efficienza energetica e non valorizza il reddito agrario derivante dalla vendita di energia; per gli impianti di taglia più grande si estende il beneficio della “filiera corta” non solo alle biomasse provenienti da un raggio di 70 chilometri di distanza dall’impianto, ma anche a quelle provenienti da “accordi di filiera” che permetteranno persino l’importazione dall’estero”. Cogliati Dezza suggerisce anche un maggiore rigore nella concessione degli incentivi affinché favoriscano biomasse che permettano risparmi nelle emissioni di CO2 di almeno il 35%, seguendo l’esempio di molti altri paesi europei, così come una tariffa modulare che integri premi per l’utilizzo del calore e per l’accorciamento della filiera.
Per sostenere il settore e in attesa del Piano d’azione nazionale in materia di energie rinnovabili che il Governo italiano deve inviare a Bruxelles, Anci e Legambiente hanno redatto un documento di proposte da inviare ai Ministri Scajola, Zaia e Prestigiacomo su come conciliare le agroenergie con un uso corretto del suolo. Partendo da uno sviluppo altamente decentrato, con scelte di tecnologie e di impianti dimensionate sulle risorse di biomassa dei diversi territori, l’impegno regionale nell’identificazione e della pianificazione delle potenzialità del proprio territorio che comprenda anche il recupero dei terreni marginali, incolti o contaminati e piani di rotazione con le tradizionali colture alimentari.
E “data l’estrema frammentazione territoriale, inoltre, per incrementare l’apporto dell’agricoltura italiana al conseguimento degli obiettivi ambiziosi fissati dall’Unione Europea per le rinnovabili (20%) e soprattutto per i biocarburanti (10% sul consumo energetico finale nel settore dei trasporti), l’impegno del Governo e delle Regioni italiane va rapidamente indirizzato a stimolare lo sviluppo del biometano (il biogas è la risorsa più abbondante in Italia), così come la ricerca e lo sviluppo dei cosiddetti biocarburanti di “seconda generazione” (in particolare i biocombustibili liquidi dai residui ligno cellulosici e dagli scarti agroalimentari). Altrimenti il contributo delle agroenergie non potrà che rimanere limitato”.