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Crisi del gas: Russia e Ucraina a confronto a Bruxelles

Bruxelles cerca una via d’uscita dalla crisi del gas tra Mosca e Ucraina. In mattinata si sono svolti i colloqui tra la Commissione Ue con i vertici di Gazprom e Naftogaz, le società di Mosca e Kiev coinvolte nella crisi

L’obiettivo è quello di fissare delle modalità per una missione di osservatori europei, che dovranno controllare i punti di transito del gas che attraverso l’Ucraina giunge ai paesi dell’Unione.
I presidenti del monopolista Gazprom e della compagnia ucraina Naftogaz si sono già incontrati a Mosca nella serata di ieri, ma non è trapelato alcun dettaglio sull’esito della riunione. Un secondo incontro il presidente di Gazprom, Alexei Miller, ha incontrato questa mattina il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso a Bruxelles, proprio per illustrare i motivi e l’andamento del contenzioso con l’Ucraina e spiegare l’interruzione della fornitura di gas all’Europa che attraversa lo stato ucraino. Si è tenuta anche una seduta, presieduta dal deputato Ria Oomen-Ruijten per la delagazione Ue-Russia e da Adrian Severin, per la delegazione Ue-Ucraina. L’acceso dibattito si è concluso con un “salomonco” richiamo ad entrambe le parti, inviandole a di dimostrare “responsabilità” di fronte a un partner come l’Unione Europea. All’incontro erano presenti sia Alexander Medvedev, numero uno di Gazprom e Igor Didenko di Naftogaz. A conclusione Severin ha dichiarato all’agenzia Ami che è stato importante fare un punto politico sulla crisi, perchè così sarà meno difficile programmare provvedimenti adeguati per risolvere questa emergenza. Severin, ha però fatto notare come sia fondamentale, per ricoprire un ruolo autorevole, che si realizzi al più presto un’integrazione delle politiche energetiche dell’Unione Europea, nei confronti di terzi, per evitare certi rischi e adottare un sistema che assicuri equità di trattamenti e di garanzie a tutte le parti in gioco.
Se l’interruzione delle forniture ha lasciato a bocca asciutta mezza Europa, soprattutto Serbia, Bosnia e Bulgaria, in Italia il governo afferma che non c’è motivo di allarme, visto che le riserve dovrebbero essere sufficienti anche per due mesi.
“E’ una situazione delicata ma non c’è nessun allarme per l’Italia”. ribadisce infatti il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, al termine della riunione del comitato per l’emergenza e il monitoraggio del sistema del gas che si è svolta oggi al ministero.
Da parte privata è l’amministratore delegato e direttore generale di Enel Fulvio Conti che dice la sua. “Il livello degli stoccaggi gas, ma anche le scorte di olio combustibile accumulate per tempo da Enel e utilizzabili nelle nostre centrali, ci fanno sentire tranquilli. Tuttavia -ha tenuto a ribadire – si ripropone la questione di un riequilibrio del nostro sistema energetico con un maggior utilizzo del carbone pulito, delle rinnovabili e il ricorso a fonti alternative di approvvigionamento come i rigassificatori”.