Rinnovabili

Cosa si aspetta il nostro settore dal nuovo governo

Siamo ancora in una fase bollente dell’ennesima e travagliata trasformazione politica del nostro sfortunato Paese.
Mentre il governo Prodi non è riuscito a vivere neanche la metà del suo mandato, sicuramente per alcuni problemi “strutturali” di coalizione ma anche per mancanza di numeri al Senato, gli italiani ci riprovano, con un voto non sappiamo se basato sulla convinzione o sulla disperazione, a rivivere una nuova stagione Berlusconiana. Questa volta l’alternanza politica, che in uno sforzo di ottimismo, chiudendo gli occhi sullo stato in cui versa il Paese, potrebbe essere intesa come fattore di democrazia, è stato più tormentato di altre volte in quanto frutto di una battaglia talmente cruenta e di coalizioni sbagliate da lasciare sul campo, prima volta nella storia della Repubblica, non solo singoli uomini, non solo singole correnti, ma intere compagini politiche. Comunque si riparte.
E mentre si alternano le voci sugli uomini che guideranno il prossimo esecutivo, nel tradizionale quanto grottesco balletto dei vincitori che gonfiano i muscoli nel tentativo di ottimizzare la conquista delle poltrone, gli operatori del nostro settore, forse il più innovativo e vicino ai bisogni di qualità della vita dei cittadini, si chiedono, ancora una volta, cosa accadrà in futuro. Lo sviluppo sostenibile di una nazione, come più volte e a più voci affermato dalla nostra testata, non può trovare sbocchi reali se non in una politica lungimirante e coerente del territorio, una politica che accompagni la profonda e indispensabile trasformazione della nostra comunità sociale in un percorso che dovrà durare necessariamente molti anni. Chiediamo quindi a gran voce, ai nostri futuri governanti, di non resettare ciò che è stato realizzato fino ad oggi, sull’onda di un rinnovo cromatico delle politiche ambientali, ma, per il bene del paese, di riprendere la strada già intrapresa, faticosamente ed in ritardo. Anzi ci aspettiamo, vivendo già in piena emergenza su molti fronti ambientali, delle soluzioni ancora più concrete e tra loro coerenti e coordinate. La salute del cittadino, la qualità della vita e la garanzia del futuro alle prossime generazioni sono obiettivi tanto nobili e coinvolgenti da non meritare colori e sovrastrutture ideologiche.
Ma quali sono gli aspetti più urgenti sui quali chiediamo al nuovo esecutivo delle immediate e concrete soluzioni? Ci permettiamo di indicare 10 priorità.

1. *EFFETTIVA APPLICAZIONE DELLA NORMATIVA SULLA CERTIFICAZIONE DEGLI EDIFICI.* Siamo ormai la fonte più generosa dell’umorismo made europeo. Abbiamo infatti recepito, anche se in ritardo, le indicazioni europee che obbligavano gli stati membri alla classificazione ed al censimento energetico degli edifici, abbiamo generato due leggi nazionali, tra loro conseguenti, ma ancora non abbiamo i relativi Decreti Attuativi, cioè quelle indicazioni che praticamente rendono attualizzabile la norma. Senza di essi solo vuoto o improvvisazione locale. Di fatto esiste già l’obbligo alla certificazione, ma nessuno sa come e chi è abilitato a questa prescrizione. Risultato: iniziative ponte, come l’attestato energetico, o prescrizioni “territoriali” di Enti locali che hanno in modo autonomo recepito le Direttive Europee con il risultato di spezzettare il nostro territorio nazionale in un dedalo di sottosituazioni e ambiguità. E in questa grande confusione a nulla valgono le simpatie, a volte espresse da Enti locali o Associazioni, per uno dei tanti sistemi di calcolo e classificazione energetica generati da Entità più disparate.

2. *INDICAZIONI CERTE, E NON LOCALMENTE INTERPRETABILI, SULLE MODALITA’ DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI.* A parte le emergenze che acutizzano, come è giusto che sia, i problemi e riempiono le prime pagine dei giornali, abbiamo bisogno di soluzioni strutturali e definitive che obblighino gli Enti e le cariche politiche preposte a questo, ma anche l’opinione pubblica locale, ad affrontare con responsabilità e senso civico questo delicato problema. Esistono delle opportunità tecnologiche che dimostrano, sulla base di esperienze concrete e certificabili, che il trattamento dei rifiuti solidi urbani può essere un’importante risorsa economica e ambientale, consentendo un rilevante risparmio energetico e riutilizzo di materiali. Per dimostrare però che un problema diventi opportunità occorre lavorare ad una nuova cultura della “filiera del rifiuto” che parta dai produttori, passi dagli utenti e che si concluda nell’ambito delle Amministrazioni che gestiscono il servizio di raccolta e trattamento.

3. *PROCEDURE V.I.A. MENO BUROCRATICHE.* Una delle cause che hanno inceppato il sistema di sviluppo di nuove opere pubbliche ed impianti per l’erogazione di servizi sono state le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, molto complesse e a volte talmente lunghe da determinare addirittura la scomparsa, a fine procedura, delle motivazioni che hanno generato la concezione dell’opera oggetto della valutazione. Vanno riconsiderate tali procedure al fine di renderle più incisive, concrete e certe (cioè non interpretabili) e, specialmente, brevi.

4. *INVESTIMENTI NELLA RICERCA.* Come è noto su questo tema siamo la cenerentola tra i paesi cosiddetti sviluppati. Questo è stato un limite strutturale del nostro paese: storicamente tutti i governi che si sono susseguiti dal dopoguerra non hanno avuto la capacità di percepire l’assoluta importanza dell’innovazione nella conquista di migliori standard di vita per i cittadini. Ciò è doppiamente vero nei settori che riguardano le tecnologie di tutela ambientale ed energetiche.

5. *OBBLIGO AD UNA “VIABILITÀ SOSTENIBILE” NELLE GRANDI CITTÀ.* Le gravi condizioni ambientali in cui vivono milioni di italiani nei grandi centri urbani rappresentano una vera e propria emergenza sociale e sanitaria. Non possiamo più girare intorno ai problemi con iniziative spot e di dubbio risultato (targhe alterne, domeniche ecologiche ed altro). Bisogna tracciare un percorso che ci porti ad obiettivi ambiziosi e certi e perseguirli, con coerenza, per gli anni necessari alla realizzazione del progetto. La strada obbligata è la chiusura dei centri urbani alla viabilità convenzionale, pubblica e privata. Non esistono altre possibilità, e bisogna fare in fretta. Quindi adeguare il sistema di trasporto pubblico a standard di servizi dignitosi, ed incentivare l’uso di sistemi di trazione sostenibile, come, ad esempio, le stazioni solari per la ricarica di veicoli elettrici o i punti di rifornimento ad idrogeno.

6. *SBLOCCO DELL’EOLICO.* Più volte abbiamo denunciato una componente, presente nel nostro Paese, un po’ persecutoria dell’eolico. Non si tratta di auspicare un annullamento della valutazione dell’impatto, e delle sue ripercussioni, di un rotore eolico sul territorio, ma di affrontare alcuni problemi senza pregiudizi e, ancora una volta, in modo più tecnico e meno ideologico. I problemi globali che il nostro pianeta si trova ad affrontare, ci obbligano ad individuare delle soluzioni con quella concretezza che forse ancora non conosciamo.

7. *SVILUPPO DELLA FILIERA DEI BIOCARBURANTI.* L’utilizzo di essenze vegetali per far funzionare un motore a scoppio è una delle potenzialità più rassicuranti per il futuro dell’uomo. E’ indispensabile, però, far convivere questa nuova opportunità con le esigenze di coltivazione dei prodotti agricoli legati all’alimentazione. Specialmente nel nostro paese è possibile destinare ampie porzioni di territorio, incompatibili o di basso profilo economico per prodotti FOOD, e destinarli a coltivazioni OIL prevedendo che le due filiere non si intersechino mai.

8. *OBBLIGO ALLA PRODUZIONE DI IDROGENO DA RINNOVABILI.* La possibilità di utilizzare una cella a combustibile per la nostra autovettura risulta straordinaria, ma ancora molto lontana dalla portata del cittadino. Bisogna accelerare i tempi e prevedere in tutto il territorio nazionale, così come è stato appena varato in un programma della regione Puglia, un piano di sviluppo industriale e di fornitura del servizio. Senza questi elementi non possiamo immaginare un reale sviluppo di questa tecnologia applicata alla viabilità. A nostro giudizio deve essere lo Stato a costituirsi come prima Compagnia per l’Idrogeno Verde, attivare una rete “reale” di facile accesso al cittadino, e attendere che il mercato coinvolga entità e investimenti privati. Non può avvenire il contrario.

9. *OBBLIGO DEL FOTOVOLTAICO “REALMENTE” INTEGRATO NEI CONTESTI URBANI.* Più volte abbiamo denunciato la necessità di sospingere il mercato nazionale dei sistemi fotovoltaici verso realizzazioni di qualità e non solamente verso la potenza installata. Pur essendo stato tra i primi, in tempi ormai lontani, a lavorare affinché si sviluppasse nel nostro Paese questa tecnologia, sono fortemente preoccupato per l’assenza, nelle normative di incentivazione nazionali e locali, di un parametro certo sul requisito della qualità integrativa dell’impianto che garantisca il rispetto del linguaggio architettonico e del contesto urbanistico dove va ad inserirsi. Prevedo, anzi già esistono numerosi casi, una nuova forma di “violenza visiva”, anche se solare, che caratterizzerà molto presto, insieme a quelle già presenti, le nostre città se non inseriamo urgentemente dei “requisiti di qualità” certi e non interpretabili (“semintegrazione” che vuol dire?) nell’attuale contesto normativo.

10. *PIANO DI COMUNICAZIONE NAZIONALE E DI INFORMAZIONE PER LE FAMIGLIE E LE SCUOLE SULLE TEMATICHE AMBIENTALI.* Un programma governativo di comunicazione che si ponga pochi ma reali obiettivi da perseguire e, specialmente, che non utilizzi la retorica. Tale progetto dovrebbe essere strutturato nei programmi della scuola dell’obbligo ed inserito in un piano di comunicazione globale per arrivare a tutti i cittadini italiani.

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