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Copenhagen: divergenze e contrasti a tre giorni dalla chiusura

(Rinnovabili.it) – Una certa regressione nei negoziati è dovuta alle posizioni dei paesi ricchi che hanno rivolto delle richieste inaccettabili dai paesi in via di sviluppo e tutto questo non fa progredire i colloqui alla conferenza di Copenaghen. Questa è l’accusa che Jiang Yu, ministro degli esteri della Cina, lancia nel momento in cui il summit entra nella sua fase cruciale. Questo è solo un esempio dello scontro in atto tra paesi ricchi e industrializzati da un parte e quelli in via di sviluppo o poveri dall’altra. D’altronde se ne è avuta conferma nella giornata di ieri quando i paesi africani hanno abbandonato, sia pur temporaneamente i tavoli delle trattative. E qui sono in ballo i problemi dei target che vanno assegnati ai paesi più poveri. E poi si discute ancora, con posizioni lontane, dei finanziamenti a lungo termine per azioni su adattamento e mitigazione del climate change.
Anche il rapporto tra i due colossi maggiori inquinatori, Cina, per l’appunto, e Usa non è certo idilliaco. Dal governo di Pechino non si perde occasione per rimproverare agli States e all’occidente in genere le responsabilità storiche nell’emissione di gas serra, ribadendo che una soluzione non potrà prescindere dal livello di sviluppo di ciascun paese.
Anche sulla riduzione delle emissioni a lungo termine ci sono distanze da colmare, come pure sugli impegni nei confronti dei Paesi in via di sviluppo.

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