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Copenhagen: anche Al Gore parla di accordo globale nel 2010

(Rinnovabili.it) – Doccia fredda per gli ammiratori di Al Gore, simbolo dell’ambientalismo, tanto da ricevere insieme all’Ipcc il Nobel per la Pace con questa motivazione: “per gli sforzi nel costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”. E invece oggi il paladino americano dell’ambientalismo mondiale dichiara che l’accordo contro il riscaldamento globale, che dovrebbe essere adottato ora a Copenaghen, potrà essere finalizzato al summit previsto in Messico, previsto a fine 2010 ma che, a suo avviso, a questo punto andrà anticipato a luglio del 2010.
Questa ulteriore dichiarazione potrebbe affossare definitivamente le possibilità di un accordo condiviso e vincolante, soprattutto se sommate alle voci su un accordo per il rinvio tra Usa e Cina
Ed è difficile non constatare la coincidenza di posizioni con Obama, e con i suoi portavoce, che da qualche giorno parlano di un accordo globale sulle emissioni dei gas serra che, da parte statunitense sarà possibile solo dopo che il parlamento americano avrà votato la legge su clima-energia-ambiente voluta dallo stesso Obama. Il che è previsto nella prossima primavera.
“Non si può aspettare novembre o dicembre – ha infatti affermato Gore – e credo che il governo messicano sia pronto a studiare la possibilità di affrontare l’enorme lavoro che si renderà necessario per anticipare la data del summit”.
Di segno opposto invece i messaggi che arrivano da altre personalità. Ad esempio il Pontefice ha ammonito paragonando al terrorismo le posizioni inerti sui cambiamenti climatici.
La presidente danese della conferenza insiste invece sulla mediazione: ”Devo dirvelo, possiamo fallire – ha dichiarato Connie Hedegaard – ma se vogliamo farcela, e noi vogliamo farcela, dobbiamo accelerare. Questo significa che la parola chiave per i prossimi due giorni sarà ‘compromesso”’.
Infine il premier britannico Gordon Brown è intervenuto duramente ipotizzando un “impatto economico devastante” se mancasse un vero impegno alla conclusione del summit di Copenhagen.

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