Brevettato “Hysteel” un processo innovativo, messo a punto dagli scienziati dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr, grazie al quale è possibile catturare CO2 e produrre idrogeno da impiegare nella come combustibile per fornire energia all’impianto
(Rinnovabili.it) – Si chiama Hysteel ed è un innovativo processo sviluppato dall’Igag- Cnr – L’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr – che consente di dare “una nuova vita” alle scorie siderurgiche e di termodistruzione. I ricercatori dell’Istituto del Cnr hanno messo a punto e brevettato un sistema innovativo per catturare anidride carbonica e sviluppare, a partire dalle scorie delle acciaierie, idrogeno. La sperimentazione del processo battezzato _Hysteel_ verrà avviata entro quest’anno e ha lo scopo di testare la possibilità di ridurre i rifiuti siderurgici per ottenere una maggiore quantità di energia e materie prime. “Con Hysteel è possibile produrre circa 44 kWh di energia elettrica e assorbire 2.7 tonnellate di CO2 per ogni tonnellata di scoria siderurgica trattata – ha sottolineato Paolo Plescia, ricercatore dell’Igag-Cnr e co-ideatore del processo – L’idrogeno prodotto può essere immediatamente utilizzato come combustibile per fornire energia all’impianto stesso”.
La produzione di acciaio è una delle attività industriali a maggiore impatto ambientale dal momento che, oltre a generare inquinamento acustico, elettromagnetico e un ingente volume di rifiuti industriali solidi, liquidi o gassosi, richiede anche un elevato consumo di energia elettrica. “L’ipotesi di utilizzare le scorie siderurgiche per generare energia rinnovabile assume pertanto un elevato interesse – ha detto il ricercatore – Il nuovo sistema prevede due reazioni chimiche molto semplici: la prima per estrarre l’idrogeno e ossidare i metalli presenti e la seconda per attivare la frazione silicatica e catturare l’anidride carbonica nella scoria. Il prodotto che ne deriva assume caratteristiche chimiche molto più stabili e innocue per l’ambiente, in quanto i metalli vengono precipitati come sostanze stabili e possibilmente recuperati, mentre la parte silicatica diventa un’ottima materia prima”.
Grazie a questo innovativo processo si potrebbero ottenere risultati molto positivi in termini di diminuzione dell’impatto delle scorie siderurgiche sull’ambiente: “Lavorando le 250.000 tonnellate di scorie silicatiche prodotte annualmente da una acciaieria di medie dimensioni – ha proseguito Plescia – si può recuperare dall’81 al 90% della CO2 prodotta dal processo siderurgico con un risparmio di oltre 800.000 euro all’anno in quote di emissione di gas serra e contemporaneamente produrre materiali inerti per l’industria delle costruzioni per un controvalore di oltre 500.000 euro”.