La crisi economica ha dato una forte spinta alle aziende negli investimenti energetici rinnovabili che hanno contribuito positivamente ad un minor utilizzo di carboni fossili .
(Rinnovabili.it)- Il Rapporto annuale dell’EIA (Energy Information Administration), il “World Energy Outlook 2009”:https://www.eia.doe.gov/oiaf/aeo/index.html, ha messo in evidenza i potenziali e concreti vantaggi che maggiori investimenti nel nucleare e nelle fonti rinnovabili condurrebbero alla riduzione della dipendenza europea dalla Russia, detentrice di un quarto di riserva mondiale di gas naturale, per il rifornimento di energia entro i prossimi cinque annni. Un miglioramento dell’efficienza energetica ed una più ampia diffusione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio potrebbero perciò tagliare significatamente il consumo complessivo di gas, dal cinque per cento entro il 2015 e il 17 per cento entro il 2030, rispetto alle stime attuali. Inoltre, il rapporto dell’Agenzia ha parlato di nuove vaste aree di approvvigionamento negli Stati Uniti, dove l’individuazione di grandi riserve di gas intrappolato nelle rocce di scisto ha aperto strade energetiche alternative finora ancora troppo legate alle importazioni di gas naturale liquefatto dall’estero.
La ricerca dell’ EIA sostiene che le politiche ambientali volte a limitare le emissioni di biossido di carbonio porteranno ad una richiesta maggiore di gas naturale, il cui picco si avrà pressappoco intorno ai primi anni del 2020 in concomitanza degli investimenti che le aziende energetiche saranno concentrate a mettere al vaglio, per incentivare fonti rinnovabili e nucleare.
La recessione provocata dalla crisi economica poi, sempre secondo i dati dell’EIA, ha fatto si che si investisse in tecnologie pulite, le quali hanno permesso sia il calo nella produzione di CO2 entro il 2009 del 3% considerato oltretutto il dato più basso degli ultimi quaranta anni sia il decollo effettivo, che ci si aspetta continui a consolidarsi, dell’era economica a basso consumo di carbonio.