(Rinnovabili.it) – Pensate a uno dei luoghi meno “confortevoli” del pianeta, con temperature che d’estate superano abbondantemente i 40 gradi e d’inverno possono toccare anche i -30 °C. Luoghi in cui le popolazioni, anche per una evidente necessità di adattamento, sono state prevalentemente nomadi per generazioni. E poi pensate a come è possibile vivere per anni senza avere un adeguato approvvigionamento elettrico, con piccoli e instabili alimentatori come unica fonte di elettricità. Hanno dovuto resitere in queste condizioni, fino a poco tempo fa, le popolazioni mongole dei due villaggi di Gobi-Altai e Bayantoori del deserto del Gobi fino a quando non è intervenuto un fondo messo a disposizione della Banca Mondiale, da sempre attiva nel sostenere le nazioni in via di sviluppo e i villaggi rurali. Un fondo destinato alla produzione di energia pulita che, anche in condizioni non ottimali, è riuscito a dare ottimi frutti.
Nei due villaggi, infatti, grazie al programma della World Bank, si è riusciti a garantire la corrente 24 ore su 24 elettricità che viene generata da impianti fotovoltaici indipendenti dalla rete principale. I due impianti, che sono stati istallati dalla cinese Kyocera Sales & Trading Corporation, hanno rispettivamente una potenza di 202,5 e 102,6 kWp e sono stati realizzati utilizzando moduli fotovoltaici in grado di sopportare condizioni atmosferiche particolarmente difficili come quelle del deserto del Gobi. Una buona notizia per la Mongolia che si accompagna ad un altro importante annuncio dato dal Fondo per gli aiuti allo sviluppo messo a disposizione del governo giapponese che sosterrà un progetto per dotare, entro il 2011, di moduli fotovoltaici anche l’aeroporto internazionale Gengis Khan nella capitale Ulan Bator.